Il punto tra Marche e Abruzzo dove è stata autorizzata la perforazione

AMBIENTE

Quaranta sindaci chiedono l'intervento di Draghi per fermare i pozzi in mare

L'Abruzzo si mobilita contro le trivelle dopo l'ok alla concessione al confine con le Marche: inviata una lettera al premier

PESCARA. Quaranta sindaci abruzzesi prendono posizione contro le trivelle e scrivono al presidente del consiglio Mario Draghi per dire "no" agli 11 nuovi pozzi di perforazione annunciati, di cui uno tra Abruzzo e Marche, di fronte a San Benedetto del Tronto, proposto dall'Eni.

La lettera porta la data di oggi (lunedì 19 aprile). E' indirizzata al premier Draghi e, per conoscenza, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, al presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, al ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, ai segretari dei partiti al governo e anche al presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, al presidente del consiglio regionale Lorenzo Sospiri e a tutti i consiglieri regionali di maggioranza e opposizione. I 40 sindaci abruzzesi chiedono, in particolare, un intervento diretto per "cancellare gli improvvidi provvedimenti assunti dal ministro per la Transizione ecologica". Il riferimento, come si legge nel documento, è all'approvazione della compatibilità ambientale (Via) per 11 nuovi pozzi per l’estrazione di gas e greggio in mare e in terraferma dopo un periodo di stop alle trivellazioni che risale al 2014.

Come si evince dall'elenco diffuso alcuni giorni fa dagli ambientalisti, tra gli 11 pozzi autorizzati (6 in terraferma in provincia di Modena e 5 in mare) quattro sono nell'Adriatico - uno nuovo  esplorativo per idrocarburi al largo di San Benedetto del Tronto al confine con l'Abruzzo, 2  di fronte al delta del Po tra Veneto ed Emilia, un altro di fronte ad Ancona - e uno in Sicilia di fronte a Licata. 

LA LETTERA A DRAGHI. "Quando lei ha istituito il Ministero della transizione ecologica - scrivono i sindaci rivolgendosi a Draghi - tutti gli Italiani hanno ritenuto che un nuovo corso di politica industriale si fosse aperto per l’Italia. Ma il ministro Cingolani ci ha fatto immediatamente comprendere che così non era". "Il ministro Cingolani - prosegue il testo - ha così proceduto alla clamorosa smentita della politica proclamata dal governo ed ha fatto questo calpestando l’Accordo di Parigi del 2015 e l’European Green Deal, varato dall’Unione Europea. Egli inoltre ha fatto in modo che si pervenisse  all’autorizzazione Aia anche per la contestatissima centrale di compressione Snam di Sulmona. E tutto questo mentre stiamo attraversando una crisi ecologica e climatica gravissima e mentre incombe minaccioso il surriscaldamento climatico foriero di immani disastri. Le più recenti evidenze scientifiche, pubblicate sulle migliori riviste internazionali, dimostrano non solo che il metano è un gas clima-alterante molto più potente della CO2 ma che viene immesso in grandi quantità direttamente in atmosfera lungo la filiera (pozzi, gasdotti, stoccaggi e rete di distribuzione), in ragioni di perdite più o meno occulte di cui, nonostante il dibattito internazionale, il Ministero della Transizione Ecologica non tiene conto. Tra l'altro indirizzare le nostre politiche industriali verso una fonte fossile che, sulla base di queste risultanze, presto sarà oggetto di forti vincoli come chiesto anche dall'IPCC, appare anche miope dal punto di vista della sostenibilità economica di lungo periodo. Senza considerare gli impatti locali visto che l’Adriatico è praticamente un mare chiuso come un lago e che per un  ricambio di tutta la sua acqua occorrono ben  ottanta anni. La UE nel suo "Rapporto sullo stato dei mari europei" ha rilevato che l'Adriatico soffre già ora di una pressione antropica del tutto insostenibile. Anche in questo caso questi elementi non sono presi in considerazione da chi dovrebbe assicurare il raggiungimento degli standard di qualità obbligatori fissati a livello europeo".

I 40 SINDACI. Questo l'elenco dei 40 sindaci che hanno firmato la lettera contro le trivelle: Giulio Borrelli (Atessa), Alba Loredana Peschi (Civitaluparella), Alfonso Ottaviano (Scerni), Emiliano Bozzelli (San Vito Chietino), Giovanni Enzo Di Rito (Rocca San Giovanni), Enrico Di Giuseppantonio (Fossacesia), Claudio D'Emilio (Palena), Domenico Giangiordano (Roccascalegna), Mario Zulli (Gessopalena), Domenico D'Angelo (Pennadomo), Massimiliano Berghella (Treglio), Christian Simonetti (Colledimezzo), Vincenzo Muratelli (Altino), Mario Marco Troilo (Archi), Andrea Di Fabrizio (Lama dei Peligni), Raffaele Verratti (Sant'Eusanio del Sangro), Carlo De Vitis (Fara San Martino), Francesco Menna (Vasto), Giuseppe Finamore (Villa Santa Maria), Massimo Tiberini (Casoli), Giovanni Paolo Rosato (Taranta Peligna), Maurizio Bucci (Gamberale), Alessio Monaco (Rosello), Angelo Piccoli (Montenerodomo), Andrea Schina (Colledimacine), Tommaso Schips (Mozzagrogna), Patrizia D'Ottavio (Monteferrante), Felice Magnacca (Castiglione Messer Marino), Mario Pupillo (Lanciano), Sabatino Ramondelli (Roio del Sangro), Silvio Di Pietro (Quadri), Alfredo Pierpaolo Salerno (Fallo), Ciro Carpineta (Pietraferrazzana), Nicola Labbrozzi (Frisa), Gianni Bellisario (Perano), Gabriele D’Angelo (Castel Frentano), Danilo D'Orazio (Civitella Messer Raimondo), Maria Giulia Di Nunzio (Santa Maria Imbaro) e Raffaele Nasuti (Bomba).