"Quei quadri di Michetti sono falsi"la mostra di Campli sotto accusa

Campli, il presidente della Fondazione chiede alla Finanza di sequestrare 30 quadri. Dal Comune replicano «Noi non chiudiamo la mostra d’arte»

CAMPLI. I primi sospetti sull’autenticità delle opere circolavano già all’indomani dell’inaugurazione della mostra su Francesco Paolo Michetti, in corso a Campli fino al 2 maggio, a palazzo Farnese. Si tratta di trenta quadri della collezione Giorgio Ottaviani attribuiti all’artista abruzzese, tra i quali anche alcuni inediti. Col susseguirsi delle visite di esperti e galleristi le voci si sono però trasformate in un vero e proprio giallo con accuse e controaccuse.

Una vicenda sulla quale stanno addirittura indagando gli esperti della Guardia di finanza di Roma anche se, per ora, le opere rimangono al loro posto. In tanti sostengono che si tratti di falsi e tra loro ci sono anche personalità accreditate nel mondo dell’arte e conoscitori dell’opera del maestro.

FONDAZIONE MICHETTI. Come Vincenzo Centorame, presidente della fondazione Michetti di Francavilla, che non lascia spazio a dubbi dopo aver visitato la mostra. «Quello di Campli è un allestimento alla Porta Portese», afferma, «si trova in una sorta di reception del Comune, le opere sono esposte senza alcun riferimento e senza data, così come nel catalogo dove non sono spiegate ma c’è solo una presentazione generica dell’artista che si può trovare ovunque». L’impressione di Centorame insomma è che non si tratti di opere autentiche. «E’ per questo che ho chiesto il sequestro della mostra», continua, «anche se si trattasse di inediti non è questo il modo di allestire una mostra».

IL PRONIPOTE. Della stessa idea è anche Roberto Lucifero, pronipote di Michetti, esperto di arte, curatore di mostre prestigiose e direttore del Centro studi Cappella Orsini a Roma. E’ lui il massimo esperto dell’opera pittorica del Michetti.

«Questo è il paradigma di una situazione gravissima», spiega Lucifero, «in Abruzzo non c’è un osservatorio culturale che controlli, così si fanno queste mostre per soddisfare le aspettative di chi vuol comprare con poco: io non mi stupisco per chi le organizza ma per chi si illude di comprare un Michetti con 6mila euro quando invece varrebbe molto di più». Per Lucifero, insomma, non c’è dubbio che si tratti di opere false che vogliono attirare gli acquirenti più ingenui.

LA GUARDIA DI FINANZA. «Su sollecitazioni di alcuni collezionisti la guardia di finanza mi ha chiesto una perizia su alcuni reperti fotografici delle opere esposte a Campli, si tratta di pezzi già sequestrati e poi dissequestrati, anche se non so perchè», continua, «su 30 solo 3 forse sono autentiche, anche se su una di queste ho ancora dubbi. Non mi stupisco del patrocinio del Ministero, per la settimana della cultura sono stati sommersi di richieste da parte di enti ma ora è la Soprintendenza che deve esprimersi». Dal gruppo della guardia di finanza di Roma che tutela i beni artistici nel frattempo arriva solo un laconico “no comment”: dell’indagine non si può parlare fino a quando non si arriverà a qualche risultato, come un eventuale sequestro.

IL COMUNE. Da Campli nel frattempo si affretta a smentire Vincenzo Cordoni, delegato alle manifestazioni del Comune, che difende non solo le opere ma anche la location e l’allestimento. «La mostra continua», spiega, «i quadri sono in regola, non siamo esperti ma ci fidiamo. E’ quantomeno azzardato stabilire così la falsità di opere d’arte che dovrebbero poggiare su analisi circostanziate», continua, «fatte da esperti con competenze certe e verificabili, e non su fotografie fatte non si sa da chi».

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