«La tv oggi vergognosa I miei eredi? Scotti e Bonolis»

«Quella notte a Pescara»

L’intervista al Centro nel 2004 quando ricevette il Flaiano

PESCARA. Arrivò verso le 18 all’hotel Carlton sulla riviera. Accanto a lui c’era un accompagnatore, non una guardia del corpo ma quasi. Era il 12 luglio 2004. Mike Bongiorno era a Pescara per ritirare il Premio Flaiano alla carriera per la televisione. «Aveva una camicia a righe e stava mangiando un panino. L’atteggiamento era quello di un nonno», ricorda Paola Aurisicchio che, quel giorno, lo intervistò per il Centro. «Pensavo mi liquidasse in dieci minuti. Invece mi raccontò tutta la vita. Disse che non andava a ritirare mai i premi, soprattutto d’estate». Aveva una grande voglia di raccontare, quel giorno, Mike. Qui sotto pubblichiamo una parte di quella lunga intervista.

«A ottant’anni si va col bastone, mentre il mio medico, nonostante io abbia ancora i chiodi nella gamba per il recente infortunio, mi ha detto che come se ne avessi 17 di meno. Quindi signorina io ho 63 anni».
 Grintoso, gentile e disponibile, le prime parole di Mike Bongiorno sono tutte dedicate al suo importante compleanno.

 Arrivato a Pescara per ricevere il Premio Flaiano alla carriera, il grande conduttore ha parlato della sua vita, dai suoi hobby, in particolare l’amore per lo sport e la montagna all’orgoglio di avere una gran bella famiglia, dall’amata televisione di ieri a una parziale condanna di quella di oggi.
 «Adesso, dopo l’infortunio, ho di minuito l’attività sportiva», ha continuato Bongiorno, «ma senza dubbio lo sport, praticato d’inverno e d’estate, mi ha aiutato a mantenermi giovane».

 A proposito di sport, conosce le montagne abruzzesi?
 
«Certamente. Conosco il Gran Sasso e vari paesini dell’interno, perché vent’anni fa venivo a fare molte feste in piazza. A sciare, però, vado soprattutto a Cervinia».
 «In particolare di Pescara ho un ricordo che risale a tanto tempo fa, quando arrivai nella vostra città alle quattro di mattina e dovevo cercare l’albergo. La città era deserta, non c’era anima viva che mi potesse dare un’informazione, mentre adesso vedo che è cambiata parecchio».

 Cosa condanna o salva della televisione di oggi?
 
«Guardi che io sono in lotta con la televisione di oggi che è vergognosa. I programmi non dicono niente, sono superficiali e poi le veline che pensano che più si scoprono e più avranno successo».
 «Ecco perché ho scelto di fare “Genius”, che un programma culturale in cui partecipano i bambini di 12-13 anni. Abbiamo un mare di richieste, ma il programma è adatto anche a pubblico adulto».
 «In televisione oggi guardo soprattutto documentari e, con mia moglie, anche telenovele».

 Il re dei quiz, come giudica quelli attuali?
 
«Sono molto diversi dai miei, perché dànno la possibilità di scegliere tra varie risposte, un po’ proprio come il mio “Genius”. E’ come giocare al gioco delle tre tavolette, mentre in “Lascia o raddoppia?” o nel “Rischiatutto”, la risposta del concorrente veniva esclusivamente dalla sua preparazione».

 Cosa consiglia a un giovane?
 
«Non li scoraggio, anzi. Siamo alla vigilia di una grande rivoluzione con il satellite che aggiungerà moltissimi canali a quelli attuali. Ci sarà bisogno di tanti e nuovi presentatori, anche perché i canali saranno sempre più specializzati».

 Chi sarà il suo erede?
 
«A Mediaset ci sono molti giovani bravi, ma prima di affermarsi ci vuole una lunga gavetta».
 «A me piace molto Gerry Scotti che, come si dice, buca lo schermo. Poi c’è Bonolis, che purtroppo ha lasciato Mediaset per la Rai. E’ bravo ma spesso gli telefono per dirgli che non deve essere troppo aggressivo ma più di manica larga. Diciamo che lo sgrido un po’».

 Lei molto orgoglioso della sua famiglia.
 
«Sono felicissimo dei miei. Il primo figlio di 32 anni si chiama Michele e fa il produttore, soprattutto documentari».
 «Il secondo Nicolò fa il regista di telefilm e quest’inverno sarà in televisione con “Rocco”. Infine, c’è la mia gioia più grande, il terzo figlio di 14 anni, arrivato dopo tanto tempo e per cui ringrazio sempre mia moglie».

 A ottant’anni e con la sua carriera, c’è qualcosa che non riuscito a realizzare?
 
«No».