Quella religione dell’odio: l'editoriale del direttore Luca Telese

10 Luglio 2025

Gli anni di piombo non torneranno, ma non per questo gli spettri che sognano un ritorno alla lotta armata sono meno pericolosi 

PESCARA. Non bisogna scherzarci sopra, non si può sottovalutare ciò che sta venendo a galla dopo aver covato sotto la cenere. È vero che il vecchio Karl Marx scriveva, con caustica e geniale intuizione, una massima che si presta bene a riassumere la vicenda che da due giorni stiamo raccontando: “La storia si ripete sempre due volte. La prima in forma di dramma, la seconda in forma di farsa”. È vero che i dieci zombie che di notte sognavano Adolf Hitler e di giorno giocavano alla guerra con armi e munizioni hanno qualcosa di lugubre e anacronistico, addirittura qualcosa di implausibile in tempi di democrazia: tuttavia non si possono sottovalutare questi nazisti dell’Illinois (copyright di The Blues Brothers), con i loro piani farneticanti, e la loro ossessiva battaglia xenofoba.

Né tantomeno si possono derubricare i loro progetti criminali, tra cui spiccava l’obiettivo più tragico: l’individuazione di bersagli da uccidere. Né tantomeno si può prendere sottogamba la lista di proscrizione di più persone – tutti nomi prescelti per essere condannati a morte – di cui oggi (grazie a Gianluca Lettieri) siamo in grado di pubblicare l’identità delle due prime potenziali vittime: i nomi diversissimi (per storia e orientamento politico) di Stefania Pezzopane e di Nazario Pagano. Due figure politicamente diversissime per noi, ovviamente, ma non per gli occhi di chi è cresciuto abbeverandosi alla religione dell’odio, nuotando dentro l’ideologia nazista come dentro una piscina. Per chi guarda la realtà con queste lenti deformanti, dunque, una delle più note esponenti del Pd abruzzese e il leader regionale di Forza Italia erano la stessa cosa: ugualmente democratici, ugualmente “filo-immigrati”, ugualmente nemici.

La sentenza di Chieti ha il merito di aver scoperchiato questo verminaio, quello di aver cauterizzato con una pioggia di condanne questa ferita, di aver impedito il peggio, con una inchiesta preventiva da manuale, conclusa prima che arrivasse il peggio. Tuttavia, il fatto che i carteggi tra i condannati e le loro strategie fossero deliranti non significa certo che non fossero pericolose. Già il nome di questo gruppo, per chi conosce gli anni Settanta, aveva il sapore di un clone venefico: Avanguardia (come Avanguardia Nazionale) e Ordinovista (come Ordine nuovo). Il che voleva dire richiamarsi al gruppo più implicato nella strategia della tensione, quello guidato da Stefano Delle Chiaie detto “Er caccola” (ovvero l’organizzazione i cui volti simbolo diventarono protagonisti dell’inchiesta su Piazza Fontana) e “il secondo Ordine Nuovo”, un movimento fondato da un capo che viveva in esilio (Clemente Graziani), dopo essersi scisso in opposizione all’ala intellettuale, che aveva fatto la scelta di entrare nelle istituzioni.

Dentro il neofascismo eversivo, in Italia, sono sempre esistite due diverse famiglie: una di conio fascista mussoliniano, e una di matrice direttamente nazista. In questi nomi ci sono le anime più vicine alla seconda. Dentro un altro di questi gruppi, Olp (più noti nel Sessantotto nero come Nazi-maoisti), girava questa battuta: “Abbiamo un’ala nazista? In realtà è tutto il pollo”. Battute che fanno ridere di meno se si pensa che da questo disprezzo superomista per gli ultimi e per i diversi mossero i primi passi i Franco Freda e i Giovanni Ventura, i Delfo Zorzi, tutti coloro che misero il loro sigillo nella prima delle grandi Stragi, Piazza Fontana. È vero che la storia si ripete in forma di farsa, dunque, ma anche quando è farsesco un nazista con la pistola può sparare e uccidere. Gli anni di piombo non torneranno, ma non per questo gli spettri che sognano un ritorno alla lotta armata sono meno pericolosi.

L’ultimo elemento antico, che oggi torna nuovo, è la declinazione del tema antico del razzismo, nella nuova variante xenofoba. Come ultimo possibile innesco di una nuova guerra civile. Ecco perché oggi – nel dare questa notizia – mente raccontiamo questo incredibile complotto, ci sentiamo solidali e vicini a Nazario Pagano e Stefania Pezzopane. Oggi ci sentiamo tutti uguali a coloro che con idee diverse lottano nell’agone della democrazia parlamentare, partecipando al rito democratico. I mostri sono quelli che volevano giocare alla guerra, coloro che speravano di uccidere. E che da domani staranno benissimo nella loro nuova residenza, quella dove li hanno spediti i magistrati. Il carcere.

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