Abruzzo

Referendum falliti, affluenza in Abruzzo al 29,7%. Fina (Pd) attacca il centrodestra: «Insulta i votanti»

9 Giugno 2025

Quorum lontano, l’affluenza nazionale si ferma al 30,58%. Pioggia di reazioni politiche. Il senatore del Pd: «Il centrodestra è maggioranza in Parlamento, minoranza nella vita reale» 

L'affluenza definitiva per i referendum abrogativi in Abruzzo è del 29,77%, di circa due punti percentuali inferiore rispetto alla media nazionale (30,58%). La provincia dove si è votato di più è quella di Chieti (31,80%); seguono Pescara (30,22%), Teramo (28,89%) e L'Aquila (27,51%).

Non ha quindi raggiunto il quorum il referendum su quattro quesiti sul lavoro e uno sulla cittadinanza: il dao è ampiamente al di sotto della soglia minima per avere efficacia, del 50%. 

I referendum, con il Sì chiedevano l’obbligo di reintegro per i licenziati senza giusta causa, nessun tetto per le indennità di licenziamento, una stretta sull’abuso di contratti a termine, responsabilità anche del committente negli appalti in caso di infortuno sul lavoro, dimezzamento da 10 a 5 anni per ottenere la cittadinanza italiana, se lo straniero possegga tutti i requisiti di legge.

Esultano Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia si erano schierati per l’astensione.  Diversificata la posizione dei partiti di opposizione, con Alleanza Verdi-Sinistra schierata per il sì a tutti e cinque i quesiti. Il Pd ha avuto una linea ufficiale a favore del Sì su tutti i referendum, anche se alcuni esponenti dem – l’ala riformista – si sono schierati per il  Sì solo ai quesiti sulla cittadinanza e sulla sicurezza sul lavoro, e No agli altri tre che coinvolgvano, in parte, il Jobs Act.

PAGANO. "Anche il risultato del referendum ci consegna un messaggio inequivocabile: la sinistra è sempre più lontana dalle reali priorità dei cittadini. L'affluenza alle urne estremamente bassa mostra il fallimento di chi ha tentato di trasformare il voto referendario in uno strumento contro il governo. Come ha giustamente ricordato il nostro segretario Antonio Tajani, il governo esce rafforzato, mentre l'opposizione esce indebolita e delegittimata". Lo dichiara il deputato Nazario Pagano, segretario regionale di Forza Italia Abruzzo e presidente della Commissione Affari Costituzionali, della Presidenza del consiglio e interni. "Per Forza Italia Abruzzo - aggiunge Pagano - sono tutti segnali incoraggianti: siamo percepiti come una forza seria, coerente e responsabile. Continueremo a lavorare con determinazione per costruire un'Italia moderna, garantista ed europeista, portando avanti battaglie concrete e ascoltando i territori".

MARINELLi (PD). "Commentando l'esito del voto sui referendum, credo sia innanzitutto doveroso ringraziare la CGIL, i comitati, le associazioni, i partiti, le tante cittadine e cittadini, le tantissime ragazze e ragazzi che hanno animato questa campagna referendaria in Abruzzo". Così il segretario regionale del PD Daniele Marinelli. "Sapevamo, per molte ragioni, quanto fosse difficile l'obiettivo del quorum - sottolinea - che è ormai diventato un tema democratico di cui occuparsi. Ma le battaglie non si fanno per tatticismi o per un mero calcolo di convenienza: si fanno se sono battaglie giuste. Per questo, anche in Abruzzo, la comunità del Pd ha dimostrato grande determinazione, perché questa era una battaglia giusta. Di contro la destra, di fronte a temi importanti come precarietà, sicurezza sul lavoro, cittadinanza, ha alzato le spalle, prima provando a boicottare il referendum con l'oscuramento televisivo, impedendo una corretta informazione, poi strumentalizzando a proprio vantaggio quella quota di astensione ormai pericolosamente strutturale, sommandola alla propria posizione politica. Era chiaro fin dall'inizio, in questo contesto, che avremmo corso con una zavorra legata alla schiena e con i piedi legati".

FINA (PD). "Quando milioni di italiane e italiani si recano alle urne, meritano rispetto e ascolto. Mentre invece abbiamo al governo delle forze politiche che prima invitano ad astenersi dal voto e poi deridono quanti hanno deciso di esercitare questo loro diritto". Così in una nota il senatore del Pd Michele Fina. "Certo - commenta - l'esito referendario è chiaro: anche se tra coloro che hanno votato ha prevalso nettamente il 'sì', le regole ci dicono che per essere valido un referendum deve superare il 50% degli aventi diritto; percentuale di voto che purtroppo ormai è rara in tante consultazioni, della gran parte dei paesi democratici. Certamente, quella dell'astensione cronica è una problematica che deve allarmare e impegnare tutti, ma che non può essere rivendicata come risultato politico da nessuno". "D'altro canto in termini assoluti - aggiunge - i numeri sono altrettanto chiari: oltre 14 milioni di cittadini e cittadine hanno deciso di votare, rappresentando così naturalmente un popolo alternativo ai partiti della maggioranza, che è tale anche se ha raccolto alle elezioni politiche un numero di voti significativamente inferiore. Ed è esattamente questo quello che Giorgia Meloni e i suoi sanno, ma che cercano di coprire festeggiando un'inesistente vittoria: c'è un popolo che si è ritrovato in questa giusta battaglia per la dignità del lavoro e per i diritti di cittadinanza. Un popolo che abbiamo visto anche in piazza sabato contro il massacro a Gaza e per la pace, che abbiamo visto battersi per il salario minimo, per la sanità pubblica e contro l'autonomia differenziata. Un popolo in cammino che cresce e che ricostruisce relazioni e alleanze tra partiti, associazioni, comitati, sindacati e tante cittadine e cittadini che possono costruire insieme un'altra idea d'Italia". "Ha ragione - conclude - Elly Schlein: al di là di ogni tentativo di maldestra strumentalizzazione, vedremo da che parte sta la maggioranza del paese alle prossime elezioni politiche e ancor prima lo vedremo in autunno alle prossime elezioni regionali".

BIONDI (FDI). "Il referendum sul dimezzamento dei tempi per la concessione della cittadinanza certifica il fallimento su tutta la linea del 'campo largo' Pd-M5s-Avs: non solo per il mancato raggiungimento del quorum, ma perché anche una parte importante dell'elettorato del centrosinistra ha detto 'no'". Così il sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi, responsabile del Dipartimento coordinamento autonomie locali di Fratelli d'Italia. "La percentuale dei 'no' al quesito si attesta intorno al 35% - sottolinea - se si considera che sugli altri quesiti la percentuale è di circa il 10%, vuol dire che la sinistra perde innanzitutto dentro casa". "Il referendum, quindi, si è rivelato un clamoroso autogol - aggiunge - un'operazione ideologica e lontana anni luce dalle esigenze reali dei cittadini che ha finito per smascherare le divisioni e le debolezze di chi lo ha promosso". "Gli italiani sanno perfettamente che l'attuale norma, in vigore da oltre 30 anni, non nega alcun diritto - evidenzia Biondi - l'Italia è una grande Nazione, accogliente e solidale, che in quanto tale garantisce a tutti pari opportunità dal punto di vista dell'accesso alle prestazioni sanitarie, di quelle scolastiche o sociali, tanto che si sia italiani, stranieri o extracomunitari e lo sappiamo perfettamente noi amministratori locali che ci confrontiamo ogni giorno con i problemi di tutti. Chi emigra legalmente in Italia chiede opportunità, rispetto delle regole e assistenza, non una medaglia di cartone regalata da chi parla di 'zero frontiere' e poi li abbandona al proprio destino". "Si tratta, piuttosto, di affermare un principio fondamentale di civiltà giuridica, la cittadinanza è l'atto conclusivo di un percorso consapevole di adesione a valori, leggi e identità condivise. Non un automatismo, né un favore calato dall'alto", conclude Biondi.