Referendum, si muovono i Comitati

29 Maggio 2011

Gli industriali: «Nelle società abruzzesi dell'acqua i più alti costi del personale»


PESCARA. «L'Abruzzo ha il primato nazionale dell'incidenza dei costi del personale nelle società pubbliche che gestiscono le reti idriche. Siamo al 44% quando le regioni più virtuose sono intorno al 22%. Sono dati questi che confermano quanto in Abruzzo le cose vadano cambiate, perché non è più possibile che a causa di queste società-ricettacolo di favori e parenti vengano poi anche aumentate le tariffe a carico delle famiglie». Partono da qui gli industriali abruzzesi che appoggiano il Comitato nazionale per il no al referendum sui servizi pubblici locali e tariffa dell'acqua.

La campagna si «scalda» e in vista del 12 e 13 giugno il presidente del Comitato, il teramano Walter Mazzitti (ex presidente del Parco Gran Sasso e Monti della Laga) ha spiegato le ragioni del no affiancato dai presidenti di Confindustria Chieti e L'Aquila Paolo Primavera e Fabio Spinosa. «C'è stata una informazione parziale che ha fatto si che venissero privilegiate notizie ideologiche e scandalistiche», è il presupposto di Mazzitti. Con il no il Comitato vuole dire «basta alla politica e alla casta dell'acqua». «È impensabile rinunciare agli effetti della riforma introdotta dall'articolo 23 bis, legge su acqua, rifiuti e trasporti, che ha seguito i tentativi legislativi di riforma iniziati nel 1999, con l'obiettivo di migliorare la qualità e l'efficienza dei servizi», prosegue Mazzitti, che precisa di non aver mai parlato di privatizzazione, ma di «industrializzazione».

Come? La soluzione sarebbe quella di immettere gradualmente il 40% di capitale privato, e arrivare così ad una società mista, sempre a maggioranza pubblica, negli enti che si sono aggiudicate i servizi senza ricorrere alle gare di appalto (servizi «in house»). Per l'Abruzzo si tratterebbe di tutte le società pubbliche di trasporto e che gestiscono le reti dell'acqua.

«L'obiettivo», ripetono industriali e Comitato, «è di passare da un servizio pubblico inefficiente e sovvenzionato, a un sistema industriale che consenta economie e investimenti consistenti. Le reti dell'acqua resterebbero, ad esempio, di proprietà pubblica, la loro gestione andrebbe ai privati (al 40%)». «Si potrebbe così provvedere ad una svolta epocale del settore, con investimenti di 65 miliardi di euro e di 130 miliardi per i servizi, che consentirebbero», sottolinea Mazzitti Comitato, «di costruire e ammodernare la rete idrica nazionale e costruire impianti di depurazione».

Primavera fornisce un altro esempio: «In Abruzzo è stata fatta una riforma sull'acqua che è di fatto bloccata dall'ostruzionismo dei sindaci degli Enti d'ambito. Servirebbe una legge quadro per sbloccare un miliardo di investimenti». Fabio Spinosa rivolge infine un invito particolare: «Andate a guardare e ad incrociare i cognomi del personale dei vari componenti del consigli di amministrazione delle società pubbliche, scoprirete così che si ripetono».

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