Sanità, rapporto Gimbe: “Abruzzo inadempiente sui Lea, in 160mila hanno rinunciato alle cure”

Resi noti i dati della Fondazione: la nostra regione in ritardo sui Livelli essenziali di ssistenza ed è agli ultimi posti su scala nazionale. Il Pd: “Maglia nera anche sulle case di comunità, certificato il fallimento della governance”. L’assessore alla salute Nicoletta Verì: “Come al solito le stime vengono spacciate per numeri reali”.
L’AQUILA. L'Abruzzo è 'regione inadempiente' sui Livelli essenziali di assistenza (Lea) ed è agli ultimi posti della classifica nazionale: è quanto emerge dall'ottavo rapporto della fondazione Gimbe sul Servizio sanitario nazionale. Nel 2023, il punteggio totale degli adempimenti della Regione ai Lea, ovvero le prestazioni che il Ssn eroga gratuitamente o tramite il pagamento di un ticket, è di 182 (punteggio max 300). Secondo l'analisi Gimbe, l'Abruzzo si posiziona 18/a tra le regioni e province autonome ed è risultata inadempiente secondo il Nuovo Sistema di Garanzia (Nsg), con un punteggio insufficiente in due delle tre aree monitorate (prevenzione collettiva e sanità pubblica e assistenza distrettuale). Rispetto al 2022 (anno in cui la Regione è risultata comunque inadempiente), nel 2023 il punteggio totale della Regione è peggiorato (-2).
Per quanto riguarda la mobilità sanitaria, nel 2022 si rileva un "saldo negativo rilevante", pari a -104,1 milioni di euro, in riduzione di 4 milioni rispetto al 2021. "Il volume dell'erogazione di ricoveri e prestazioni specialistiche da parte di strutture private - scrive Gimbe - è un indicatore della presenza e della capacità attrattiva del privato accreditato. Il 2023, secondo il rapporto, certifica un'Italia spaccata: solo 13 Regioni rispettano i Lea. Al Sud si salvano solo Puglia, Campania e Sardegna.
In Abruzzo, nel 2024, il 12,6% dei cittadini, cioè quasi 160 mila persone, ha dichiarato di aver rinunciato ad una o più prestazioni sanitarie (media Italia 9,9%), con un incremento di 3,4 punti percentuali rispetto al 2023. Inoltre nella nostra regione, rivela ancora il rapporto, l’aspettativa di vita alla nascita (dati 2024) è pari a 83 anni (media nazionale 83,4). Per quanto riguarda il riparto del Fondo sanitario nazionale (Fsn), nel 2023 (anno in cui sono stati modificati i criteri di riparto) in Abruzzo è stato pari a 2.132 euro pro capite.
La "cartina al tornasole" degli adempimenti Lea è la mobilità sanitaria che nel 2022 vale oltre 5 miliardi di euro: Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto raccolgono il 94,1% del saldo attivo, mentre il 78,8% del saldo passivo si concentra in cinque Regioni del Sud (Abruzzo, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia) e nel Lazio.
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REAZIONI
"Un quadro impietoso e profondamente allarmante dello stato di salute del Servizio sanitario regionale e nazionale. Anni di definanziamento, scelte sbagliate e incapacità di programmazione stanno smantellando progressivamente un sistema pubblico nato per garantire un diritto costituzionale in Abruzzo e in Italia: quello alla tutela della salute. E il prezzo più alto lo stanno pagando i cittadini, costretti ad affrontare liste d'attesa interminabili, a rivolgersi al privato o addirittura a rinunciare a una o più prestazioni sanitarie, si tratta di 160.000 cittadini e cittadine". Così il capogruppo del Pd al Consiglio regionale dell'Abruzzo, Silvio Paolucci, e il segretario regionale del Pd, Daniele Marinelli, commentano i dati del rapporto Gimbe. "I dati regionali - dicono - sono ormai allarmi: siamo la seconda regione d'Italia, con il 12,5% di pazienti che abbandona le cure; restiamo inadempienti per i Livelli essenziali di assistenza; abbiamo potenti ritardi sulle case di comunità. Uno sfacelo certificato e di filiera, con il governo nazionale che negli ultimi tre anni ha tagliato 13 miliardi a un settore che andrebbe invece potenziato e quello regionale che ha tassato la comunità, a breve il secondo aumento disposto da Marsilio per coprire il deficit sanità". "Il rapporto della Fondazione - aggiungono - certifica, tra le altre cose, il crollo della spesa sanitaria pubblica, che nel 2024 in Italia si ferma al 6,3% del Pil, ben al di sotto della media Ocse e il drammatico aumento della spesa sanitaria a carico delle famiglie, con oltre 5,8 milioni di persone che hanno rinunciato a prestazioni sanitarie, in Abruzzo la cifra passa da 120.000 (eravamo al 9,6 per cento) a 160.000, siamo la seconda regione d'Italia in cui ciò accade. Una situazione aggravata da una governance regionale incapace di affrontare le criticità strutturali del nostro sistema sanitario, con la mobilità passiva che continua a crescere, i Lea insufficienti e la fuga del personale sanitario, ormai siamo di fronte a un'emergenza". Tra i dati più preoccupanti segnalati da Gimbe, secondo gli esponenti dem c'è anche "l'inaccettabile ritardo nell'attuazione delle riforme territoriali previste dal Pnrr da noi spesso denunciata. Serve un cambio di passo radicale, che parta da un piano straordinario di rifinanziamento del sistema sanitario pubblico e da una vera programmazione regionale capace di investire su personale, strutture, medicina territoriale e digitalizzazione. La salute - concludono Paolucci e Marinelli - non può più essere trattata come una voce di spesa da comprimere, ma come un investimento strategico per il futuro del Paese e della nostra regione".
"E' piuttosto spiacevole dover fare continue puntualizzazioni, ma anche nel caso del rapporto Gimbe e del presunto numero di abruzzesi che rinuncerebbe alle cure, il Pd continua a diffondere stime facendole passare per numeri reali e soprattutto senza approfondire da dove derivi quel dato, che se fosse vero implicherebbe problemi ben più seri di quelli legati ad un'indagine statistica". Lo afferma l'assessore regionale alla Salute, Nicoletta Verì, replicando al Pd a proposito dei dati contenuti nel rapporto Gimbe. "Già lo scorso anno - continua l'assessore - avevamo spiegato come si arrivava a quel dato, che non compare nella scheda del rapporto Bes dell'Istat dedicata alla sanità, bensì in quella finale del rapporto stesso, in cui vengono considerati fattori quali il quadro socio-economico, le reti viarie e i tempi per raggiungere i punti di erogazione dei servizi. Questo significa che non è stato fatto un sondaggio tra gli abruzzesi dal quale è emerso quel numero, ma applicando queste variabili si arriva a quella stima, che resta appunto tale e non rappresenta un numero reale, ma lo scenario peggiore che funge da base per gli atti di programmazione nazionali e regionali". Per la Verì appare evidente che non è possibile che ci siano 160mila abruzzesi, su una popolazione di un milione e 200mila abitanti, che non si recano in ospedale o dal proprio medico per farsi curare un problema di salute. "Sicuramente - aggiunge - ci sono ancora delle zone della nostra regione che sono più penalizzate nell'accesso ai servizi e su questo aspetto il governo regionale si è impegnato su più fronti". L'assessore fa anche riferimento ai dati riguardanti gli investimenti Pnrr e il fascicolo sanitario elettronico: "Sul Pnrr - conclude - siamo in linea con i cronoprogrammi stabiliti a livello ministeriale e per quanto riguarda il fascicolo sanitario elettronico è stato già ribadito più volte che la Regione, dal 2020 in poi, ha privilegiato strumenti alternativi di sanità digitale, più flessibili e fruibili, che sono stati utilizzati almeno una volta da un abruzzese su due. Strumenti che stiamo gradualmente integrando nel fascicolo sanitario elettronico".