SANITOPOLI Chieti, sequestrato il tesoro che Angelini voleva trafugare

I beni stavano in un garage e ammontano ad un valore di svariati milioni di euro

CHIETI. Un tesoro che Vincenzo Angelini stava per portare via. Una montagna di oggetti di valore che ha lasciato stupefatti anche gli uomini della finanza che si sono trovati inaspettatamente davanti a quadri di grande valore, tappeti preziosi, monili d’oro, mobili finemente intarsiati, porcellane, capi d’abbigliamento. «Tanta, ma tanta roba, tutta ammucchiata però», dice il giovane finanziare in borghese.

Ha le mani annerite dalla polvere, così come sono impolverati gli occhiali, la giacca e i pantaloni. Assieme a lui una squadra di giovani colleghi mostra di lavorare con zelo nel mettere in «sicurezza» una montagna di opere d’arte, del valore da definire ma si parla di milioni di euro. «Il famoso dipinto del Tintoretto da 50 milioni c’è?», chiede il cronista. «Non sappiamo», risponde il finanziarie dal fondo del garage.

GUARDA Il sequestro di quadri, mobili e altri beni di Angelini

Il tesoro
In effetti nella ex rimessa di auto c’è il caos. «C’è ricchezza e opulenza», dice un altro finanziere. Ci sono anche scatole con «i vestiti e le scarpe del dottore». E’ il tesoro dell’imprenditore Vincenzo Angelini, ex amministratore del Gruppo Villa Pini, indagato per bancarotta, scovato ieri mattina in viale della Liberazione a Chieti, e messo sotto sequestro dalla finanza. Rinvenimento rocambolesco. Tutto inizia alla prime luci dell’alba di ieri quando alcuni residenti notano, nella tranquillissima via teatina, un insolito movimento di furgoni. Rumori di accelerazioni in retromarcia, frenate brusche, un fracasso di saracinesce di ferro. Cosa mai poteva esserci in quel vecchio deposito della Fiat? Qualcuno ipotizza un furto e poco dopo arriva una pattuglia dei carabinieri. Furgoni bloccati, perquisiti e subito balza la sorpresa. Gli automezzi sono carichi di oggetti d’arte e beni preziosi. Nella rimessa accatastati ancora tante altre cose di valore.

Il sequestro
Arrivano i finanzieri, arrivano anche fotografi e giornalisti che non sono troppo bene accolti. Dopo alcuni chiarimenti la cosa si risolve bene. Dentro la rimessa c’è il tesoro sfuggito alla procura della Repubblica di Chieti che ha indagato Angelini per bancarotta. Eppure il deposito era proprio sotto le abitazioni in viale Europa dell’imprendiore della sanità.

Alle 10.30 arriva Angelini, si mostra attento alle fasi dell’operazione di scarico dei furgoni. La merce torna dove stava. L’imprenditore, giubba blu e jeans chiari, il collo avvolto in uno sciarpone, siede tranquillo su un divanetto liberty. Gli mostrano l’ordinanza del sequestro disposto di concerto dalla Procura e dal tribunale fallimentare di Chieti. Legge e non fa una piega. Ancora un’altra brutta giornata per il patron della sanità privata abruzzese dopo quella del 17 febbraio quando il Tribunale di Chieti dichiara fallito il suo gruppo sanitario. Con i 1600 lavoratori che non prendono lo stipendio da 338 giorni.