Soldi ciprioti crac Di Pietro, la lettera di Tancredi"Da otto anni conduco lo studio in autonomia"

La missiva inviata al Centro dal commercialista teramano, socio del presidente della Regione Gianni Chiodi, sull'inchiesta della bancarotta Di Pietro

«Gentile direttore, la fitta cadenza con la quale il Suo giornale pubblica scritti che - rimossi gli ultimi ambagi - discorrono apertamente di un mio coinvolgimento in azioni la cui natura penalmente rilevante è al vaglio degli organi inquirenti, mi costringe a spezzare il riserbo al quale - fedele al monito di non rilasciare all'organo di stampa autore del messaggio screditante dichiarazioni di sorta - ho sempre ispirato il mio contegno nei rapporti con i giornali locali e con il Suo in particolare. Ciò posto, puntualizzo quanto segue.

Ho assistito i signori Curti e Di Pietro, nonché alcune società a loro riconducibili, solo ed esclusivamente sul piano tecnico e professionale. Le transazioni svolte rientrano nella fisiologia dei normali rapporti commerciali come attesta implicitamente il mio status di persona non indagata.

Il decreto di perquisizione è stato reso nei confronti degli indagati, e le operazioni svolte presso il mio studio hanno perseguito l'unico obiettivo di acquisire i documenti societari (che per quanto è a mia conoscenza costituiscono l'ordinario impianto contabile di qualsiasi società: libri soci, assembleari, registri) consegnati spontaneamente e su invito dell'inquirente. Il mio studio non ha subito alcuna perquisizione locale, come può desumersi dalla lettura integrale del verbale.

L'affermazione secondo la quale io avrei gestito la società sequestrata sulla scorta di una procura speciale adultera profondamente la verità storica dei fatti. L'aggettivo "speciale" designa il potere di compiere, in nome e per conto di chi rilascia la procura, un unico affare che nel caso di specie si identificava con la costituzione delle società, atto di routine, la cui regolarità formale è affidata al notaio rogante. La procura mi conferiva, ovviamente, il potere strettamente connesso di compiere gli atti connessi all'atto fondativo della società, come quello di versare presso una banca il capitale sociale. Fino a prova contraria, tale comportamento rientra nell'ambito delle attività che qualsiasi dottore commercialista svolge con frequenza. La circostanza che una società abbia sede legale (e non operativa o amministrativa) in uno studio commerciale rientra nell'ambito delle prestazioni professionali: tale ubicazione è il frequente corollario dalla facoltà del contribuente di designare un professionista di sua fiducia che custodisca le scritture contabili. Gli ufficiali di Polizia Giudiziaria, come si legge testualmente nel relativo verbale «si sono recati presso il suindicato studio professionale, risultato tenutario delle scritture contabili delle società oggetto dei provvedimenti giudiziari». Sarà compito dell'autorità giudiziaria verificare se la campagna denigratoria orchestrata ai miei danni si sia mantenuta entro i confini della liceità e chiarire le vere ragioni per le quali una persona non sottoposta alle indagini, che ha semplicemente assunto l'ufficio di testimone, divenga eponimo di un procedimento penale (il "caso Tancredi" espressione che forse non casualmente si alterna a quella, paradossalmente meno utilizzata nei titoli e nell'occhiello, di "Crac Di Pietro").

Intendo completare con una breve notazione la mia richiesta di pubblicazione: conduco in assoluta autonomia lo studio atteso che - da almeno 8 anni - il Presidente della Regione si astiene da qualsiasi attività professionale».

Carmine Tancredi

Prendiamo atto della lettera di Tancredi che rispecchia ciò che finora è stato scritto dal Centro sul crac Di Pietro. Cioè che il socio di Gianni Chiodi è stato sentito come testimone; che il suo studio è oggetto di indagine perché sede legale di società coinvolte nell'inchiesta e sequestrate dal gip; che esiste una procura speciale che, da Cipro, ha incaricato Tancredi a creare una delle società, poi sequestate, versandone il capitale sociale nella Banca di Teramo. Non siamo andati oltre perché spetta alla procura stabilire se il socio di Chiodi si sia limitato oppure no ad avere un ruolo professionale e formale. Ma il passaggio finale della lettera merita una risposta: se è vero che Tancredi gestisce in autonomia da 8 anni lo studio perché risponde al posto di Chiodi? (l.c.)