ABRUZZO

Stop al pesce fresco dell'Adriatico per un mese: scatta il fermo pesca

Controlli della Guardia costiera di Giulianova. La denuncia di Coldiretti: "Sbagliato imporre il blocco in un momento così difficile"

PESCARA. Stop al pesce fresco dell'Adriatico per un mese, da domani (martedì 17 agosto) al 16 settembre. Anche in Abruzzo scatta, infatti, il blocco della pesca. Il provvedimento è in vigore nel tratto di costa da San Benedetto a Termoli, quindi nel sud delle Marche, in Abruzzo e in Molise.

Il fermo pesca in Abruzzo arriva dopo l'interruzione delle attività di pesca nel tratto da Trieste ad Ancona e da Manfredonia a Bari. Come spiega Coldiretti Impresapesca, in aggiunta ai periodi di fermo fissati, i pescherecci dovranno effettuare ulteriori giorni di blocco come lo scorso anno: si va da 7 a 17 giorni a seconda della zona di pesca e del tipo di risorsa ittica. 

"Il fermo cade quest’anno in un momento difficile - rileva l'associazione - poiché il blocco dell’attività va a sommarsi all’aumento drastico della riduzione delle giornate di pesca imposta dalla normativa europea, per le imbarcazioni operanti a strascico. Le giornate di effettiva operatività a mare sono scese per alcuni segmenti di flotta, per i segmenti di maggiore tonnellaggio, a circa 140 all’anno, rendendo non più sostenibile l’attività di pesca considerata anche l’assenza di un efficace sistema di ammortizzatori e di valide politiche di mercato capaci di compensare le interruzioni”. Coldiretti Impresapesca osserva ancora che “l’assetto del fermo pesca 2021 non risponde ancora alle esigenze delle aziende le quali si trovano ancora costrette a concentrare un attività che deve sostenere l’impresa di pesca per 365 giorni in appena 140-170”. “Per compensare tali drastiche riduzioni – afferma Coldiretti – il settore avrebbe bisogno di scegliere autonomamente quando operare e quando fermarsi in base alle condizioni di mercato, alle necessità di manutenzione delle barche o alle ferie del personale”.

Intanto il personale della Guardia costiera di Giulianova è al lavoro per controllare i prodotti ittici venduti nei giorni a ridosso di Ferragosto e verificare il rispetto delle norme lungo l’intera filiera ittica. Le verifiche si sono concentrate in un camping in cui viene svolta la ristorazione e nei centri di spedizione e hanno riguardato venditori e pescatori. Con il supporto del personale del servizio veterinario della Asl di Giulianova è stato trovato un deposito non autorizzato di mitili, che venivano immessi sul mercato tramite vendita al dettaglio. Il prodotto, fa sapere la Guardia costiera, risultava correttamente tracciato ed etichettato. Tuttavia, per la mancanza delle autorizzazioni sotto il profilo igienico-sanitario, è scattata la sanzione di 3.000 euro e la diffida a rimuovere le celle frigo e i macchinari non autorizzati impiegati per lo stoccaggio e il successivo smistamento del prodotto ittico. 

Nell’ambito delle verifiche di alcuni centri di spedizione, è stata riscontrata la presenza, all’interno di un grosso quantitativo di sacchetti di vongole, di etichette riportanti un centro di spedizione non più attivo da diversi anni. Sequestrati e rigettati in mare (in quanto il prodotto risultava vivo e vitale) circa 400 chili di vongole, in quanto il prodotto di fatto non transitava dal centro di spedizione ed eludeva quindi i controlli sanitari, violando le norme di igiene alimentare. Sanzionato anche un locale di Alba Adriatica: durante un’ispezione è stata riscontrata la presenza di prodotto ittico non rintracciabile ed è stata quindi applicata la sanzione pecuniaria di 1500 euro.