Tacconelli: «Il nucleare cambia la vita, la sfida parte dall’Abruzzo»

Da Parigi il capo divisione della Tosto lancia l’appello alla politica: «La speranza è che quest’evento sia la base per costruire il progresso di un’umanità coscienziosa»
PARIGI. «Io sono un sognatore. Lo ero da ragazzino, quando guardavo Superquark e immaginavo di poter essere in studio con Piero Angela, e lo sono ancora oggi che ho fatto tanti passi avanti ma non mi sono scordato chi ero». Nello stand della Walter Tosto alla World nuclear Exhibition di Parigi lo si vede volteggiare tra gli ospiti. Stringe mani, passa dall’italiano all’inglese a seconda dell’interlocutore, il sorriso sempre pronto da sfoderare. Massimiliano Tacconelli, il capo della divisione nucleare della Walter Tosto, è così: professionale e pop, numeri, dati e idee precise – «Il nucleare è fondamentale per il nostro mix energetico, è un argomento che in Italia dobbiamo affrontare seriamente», spiega –, ma anche la battuta pronta e un’eccentricità fuori dal comune. È nell’azienda da quasi 30 anni, da quando Luca Tosto ha visto un giovane ventenne di campagna con gli occhi pieni di sogni e voglia di realizzarsi. Prima del nucleare, però, c’era la musica. Qualcosa di cui «ho portato un ricordo anche qui a Parigi», spiega.
Che intende dire?
«La console da disk jockey all’ingresso, la vede? È mia».
In una vita passata era una dj?
«In un certo senso, lo sono ancora. Mi reputo un sognatore e ho avuto tanti sogni nella mia vita. Alcuni li ho realizzati, altri li ho cambiati, altri ancora abbandonati. La musica, però, è una costante della mia vita. Ho iniziato con la console da ragazzo e suono ancora oggi, soltanto che lo faccio privatamente, in famiglia o tra amici».
Poi è arrivata l’università e ha dovuto smettere.
«In realtà, non mi sono mai laureato nel senso vero della parola».
Ma è a capo della divisione nucleare della Walter Tosto!
«Ho preso un diploma di laurea di un ente privato quando ancora la laurea triennale non c’era, poi ho fatto tanti corsi di specializzazione. Quando ho iniziato alla Tosto, l’azienda ha deciso di investire su di me pagando diversi corsi di specializzazione che alla fine mi hanno portato a un master in marketing industriale alla Bocconi. Alla fine, ho anche sostenuto una serie di esami di ingegneria nucleare all’università di Praga grazie a un centro di ricerca che dava questa opportunità».
La sua laurea è divisa in tanti piccoli pezzi.
«Esattamente. Questi esami sono certificati propedeutici, ma non mi sono mai fermato a mettere insieme tutti questi pezzi che uniti varrebbero la laurea perché sono stato sempre molto preso dal lavoro che faccio».
Come mai questo interesse per la scienza?
«Mi è sempre piaciuta la fisica, fin da ragazzo. A 12 anni guardavo sognante Superquark, il programma di Piero Angela, e mi emozionavo».
Aveva altri interessi?
«Ho sempre fatto moltissimo sport, anche a livello agonistico, così come mi è sempre piaciuto viaggiare».
Il giovane Tacconelli era un dj, sportivo e anche un genietto della scienza: avrà avuto un sacco di successo con le ragazze.
«No, per niente! (ride, ndr). Sa chi è l’unica donna che sono riuscito a conquistare grazie ai dischi?».
Lo dica lei.
«Mia moglie. La prima e unica ragazza che ho “rimorchiato” mentre suonavo a una festa. Non me la potevo lasciar scappare».
A che età vi siete sposati?
«A 26 anni. L’anno dopo, il primo figlio».
Già lavorava da parecchi anni.
«Non è stato facile tenere in piedi tutto questo. Molto lo devo a mia moglie: ha messo da parte il suo grande talento per permettermi di realizzare il mio. È una cosa enorme, chi lo farebbe? (si commuove, ndr). Sono l’uomo più fortunato del mondo».
Ce l’avrebbe fatta ad arrivare dove è oggi senza di lei?
«Assolutamente no».
Facciamo un salto fino al presente. Lei ha detto di essere un sognatore, che sogno vede nell’evento di oggi?
«Vedo il sogno del progresso di un’umanità coscienziosa».
Frase ottimista. È sempre stato favorevole al nucleare?
«Fin da quando avevo 12-13 anni. Le ho detto che ero appassionato di scienza, che Superquark era un appuntamento fisso. Lì, mi sono cominciato a interessare al tema».
Proviamo a spiegare meglio il significato di «progresso di un’umanità coscienziosa»?
«Lo intendo in senso politico, ma non nel senso di sinistra e destra, una divisione che per me non ha più senso».
Ha appena schivato un sacco di polemiche.
«Quando dico che mi interesso alla politica intendo che mi interessa il miglioramento della qualità della vita delle persone, il riconoscimento dei loro diritti umani e il miglioramento tecnologico a questo fine».
E il nucleare migliora la vita delle persone?
«Detto così sembro un’idealista, ma ci pensi bene: se per tre giorni non ci fosse corrente elettrica, in un Paese scoppierebbe la guerra civile. Noi diamo l’elettricità per scontata ma non è affatto così. Il nucleare è stato demonizzato, ma è l’energia dello spazio, dell’industria, del welfare, del futuro. Il miglioramento della società passa inevitabilmente per questa fonte energetica».
(Arriva Luca Tosto e si siede accanto a lui: «Massimiliano, ti vogliono salutare». E Tacconelli va a fare “network”).
Tosto, alla mia domanda cosa vede qui oggi Tacconelli ha detto «il progresso di un’umanità coscienziosa». Lei cosa ci vede?
«Io restringerei un po’ il campo. Ci vedo l’impegno che abbiamo messo in decenni per poter scalare la montagna che avevamo di fronte e guardare cosa c’è dall’altra parte. Sapevamo che ci sarebbe costato fatica, ma anche tanta soddisfazione».
Lei si sente soddisfatto?
«Direi di sì. Quando Massimiliano è entrato a 20 anni l’azienda era un’altra cosa».
Cosa ha visto in lui?
«Un giovane pieno di talento e di voglia di fare, con gli occhi pieni di sogni».
Per questo ha deciso di puntarci.
«Alla Walter Tosto facciamo così: i manager li facciamo crescere in azienda. Non li prendiamo mai da fuori».
Ha mai commesso errori?
«Quando era giovane, sì. Ma è normale, perché già allora gli avevo dato posizioni di responsabilità. È solo sbagliando che cresci».
(Torna Tacconelli) Tacconelli, eccoci di nuovo. Ritorniamo a dove eravamo rimasti. In questi giorni l’ho vista stringere mani, avere meeting. Trovate nuovi clienti?
«Non proprio. In questi tre giorni abbiamo la possibilità di incontrare clienti e fornitori e di passare tempo insieme, mettere le basi per future collaborazioni. Da un certo punto di vista, è come condensare in un evento il lavoro di un anno».
Lei dice che qui si sta costruendo il futuro, ma ne è sicuro? C’è una certa resistenza ad avere il nucleare, specialmente in casa propria.
«Il nucleare è un argomento difficile e non può essere discusso senza aver studiato, ma va detto che il 25% della corrente elettrica europea è di provenienza nucleare e molti degli Stati hanno preso l’impegno di triplicare la propria capacita».
C’è una fetta della popolazione che è contraria.
«Lei dice? Io penso che bisogna fare un distinguo tra vecchie e nuove generazioni. Sono convinto che i giovani siano d’accordo col nucleare, perché hanno più informazioni a riguardo, sanno che in rapporto all’energia prodotta e la fonte che ha meno impatto sulla vita umana».
Eppure, l’unico partito che sostiene con forza il nucleare in Italia è nettamente minoritario.
«Il punto non è politico. Bisogna pensare in maniera razionale e capire cosa convenga per noi. Io ritengo che nel nostro mix energetico il nucleare sia indispensabile».
Gli italiani hanno votato un referendum e detto di no.
«È chiaro che dopo un disastro come quello accaduto a Fukushima la sensibilità sia diversa. Ma ripeto che il nucleare è una cosa seria e bisogna ragionarci in maniera fredda, perché potrei fare l’esempio opposto».
Si spieghi meglio.
«Quando la Russia ha invaso l’Ucraina e abbiamo avuto un’impennata pazzesca del costo delle bollette, arrivate anche a 5-10 volte di più di quelle dei vicini francesi, lei pensa che gli italiani avrebbero preferito avere il nucleare?».
Superata anche questa fase, pensa che l’Italia a mente fredda dirà definitivamente sì al nucleare?
«Ne sono convinto, perché i tempi sono maturi. Serve fare un discorso serio, però, a mente fredda e lontano dalle logiche politiche. Dobbiamo parlare delle scelte a disposizione e spiegare perché ne abbiamo bisogno a chi, con tutto il diritto, la pensa diversamente».
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