Taglio del parco Sirente-Velino, l'assessore spiega il perché. Ma scoppia la bufera

Imprudente: sono 6mila gli ettari esclusi e non hanno elementi di pregio. Acerbo: una barbarie
L'AQUILA. All'indomani del via libera alla legge regionale che impone la revisione dei confini del parco Velino Sirente, il vice presidente della giunta regionale Emanuele Imprudente, assessore con delega ai Parchi, spiega i motivi che hanno indotto la Regione ad adottare la nuova disciplina. Il provvedimento è stato subito accolto da una pioggia di critiche da ambientalisti e opposizione.
"Il taglio è soltanto di circa 6 mila ettari che non hanno elementi di pregio particolari - ha spiegato Imprudente in una conferenza stampa - la legge è importante per una crescita, promozione e sviluppo del Parco, partendo dal presupposto che la tutela e la conservazione sono valori fondanti, ma è il momento di fare il salto di qualità soprattutto per le comunità del parco che dovranno essere coinvolte e parte attiva". La legge istituisce un comitato tecnico scientifico con presidente e direttore. La rivoluzione della governance annunciata da Imprudente porta "al taglio dei costi per i revisori dei conti" e a un consiglio di amministrazione "formato solo da 7 componenti". "Ma la vera sfida - aggiunge - per unire i territori e far amare il parco è che i sindaci avranno la maggioranza del cda con il presidente che sarà di loro indicazione. Ma anche associazioni e altri attori saranno coinvolti".
LE REAZIONI. Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea parla senza mezzi termini di "una barbarie". "Sono anni che ci provano - scrive in una nota - Alla fine ci sono riusciti. Le lobby dei cementificatori e dei cacciatori sono riuscite a ottenere la riperimetrazione del parco Sirente Velino in Abruzzo. Le dimensioni del taglio sono enormi. La maggioranza di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia è andata ben oltre i tentativi precedenti. Il Presidente Marsilio catapultato dalla Roma di Alemanno in Abruzzo da Giorgia Meloni passerà con questo voto alla storia. Nel 2013 riuscimmo a bloccare un taglio di 4000 ettari, ora è più che triplicato. Nelle aree vitali per l'orso bruno marsicano si è consentito a consiglieri in cerca di voti di cacciatori di andare all'assalto senza freni. Va sottolineato che pezzi sostanziosi di opposizione di centrosinistra sono stati conniventi e non hanno dato manforte a chi ha tentato opposizione. Forse perché anche un pezzo di centrosinistra ci aveva provato in passato raccogliendo le istanze dei nemici del parco".
"Va tenuto conto - conclude Acerbo - che quelle aree rappresentano obiettivi di sicuro interesse per iniziative speculative e anche investimenti della criminalità organizzata. Il governo che si vanta di essere ambientalista impugni davanti alla Corte Costituzionale questa porcheria. La questione va portata anche in sede di Parlamento Europeo".
Gli ambientalisti della Stazione Ornitologica Abruzzese lamentano "errori tecnici e concettuali della Regione rispetto alle norme auropee" e "meno tutele per specie di interesse comunitario come aquila reale, lanario e gracchio corallino". "Il taglio del parco del Sirente-Velino per migliaia di ettari porta con sé un grave errore di fondo da parte della Regione Abruzzo, quello della rispondenza alle norme europee sulla conservazione di specie e habitat che richiedono di migliorare e aumentare le tutele e non certo di diminuirle. La Regione in questi mesi ha ripetuto fino alla sfinimento: le aree escluse dal parco resteranno comunque zona di protezione speciale (Zps) di carattere europeo. Primo errore di carattere concettuale: allora non è vero che sono aree di minore importanza, come hanno cercato di sostenere allo stesso tempo! Questa illogicità da sola smonta l'operazione che riduce le tutele per queste aree".
Dal punto di vista tecnico la Soa specifica che "la Commissione Europea richiede specifiche misure di protezione, quelle cosiddette sito-specifiche, per la quale l'Italia, non avendole individuate per tempo, era addirittura andata in procedura d'infrazione comunitaria. Per il Sirente-Velino la Giunta regionale qualche anno più tardi riuscì - di corsa e sotto la pressione del Ministero dell'Ambiente - a varare le misure sito-specifiche evitare le eventuali multe derivanti dalla procedura d'infrazione. Il punto è il seguente: queste ricerche diedero ovviamente per scontato che queste aree, escluse ieri, ricadevano in un parco regionale, con tutti i suoi vincoli. Quindi, non avendo la palla di vetro sulle future intenzioni di escludere queste aree in futuro dall'area protetta, le misure sito-specifiche furono ovviamente "tarate" dando per scontato che nei siti di riproduzione di aquila reale, lanario, falco pellegrino ecc. vi erano appunto i vincoli di un parco, come, ad esempio, il divieto di caccia ma non solo. Attività venatoria che oggi invece viene riaperta. Arriviamo quindi al paradosso che questi siti di riproduzione di specie rare a livello europeo avranno un livello di protezione che non rispetta gli standard comunitari, non essendo state elaborate misure che tenessero conto di questa novità dell'esclusione delle aree dal parco". "La Regione Abruzzo - conclude la Soa - con il provvedimento di taglio, non si è neanche attrezzata per garantire in qualche modo forme di tutela specifiche per le aree oggi escluse dall'area protetta con un modo di fare che evidenzia la superficialità nel trattare materie così delicate come il futuro delle specie di interesse comunitario".