Tappa a Nuova Delhi tra caos e smog per il pescarese Granchelli, in cammino verso l’Australia

«A Margilan le persone sono davvero felici di vedere un turista e cercano in tutti i modi di comunicare, anche senza conoscere l’inglese. Al mercato mi hanno offerto molte cose senza chiedere nulla in cambio»
Nella valle del Fergana, al Babur Park ad Andijan, in un’area verde davvero immensa, ho camminato per più di cinque chilometri potendo finalmente ammirare un magnifico belvedere sulla vallata. Mi mancava proprio una vista panoramica del genere, dato che nelle città uzbeke che ho visitato non è facile trovare punti d’osservazione. Nel parco, una cinquantina di universitari impegnati nella pulizia per un progetto di volontariato ecologico. Mi sono unito a loro per dare una mano e sono diventato quasi una leggenda per loro: tutti mi chiedevano una foto per i loro familiari e amici, mi hanno sommerso di domande. Mi hanno anche regalato un cappello, una spilla e un badge universitario. Sono stati tutti carini e gentili, ed è stato bello contribuire a questo progetto. A Margilan le persone sono davvero felici di vedere un turista e cercano in tutti i modi di comunicare, anche senza conoscere l’inglese. Al mercato mi hanno offerto molte cose senza chiedere nulla in cambio: è bastato un sorriso e poche parole come "Salam Alaikum", "Italia", "Stefano" e "I love Uzbekistan" per ricevere solo affetto e gentilezza.
«L'India è un altro mondo»: è una frase che ho sentito spesso in questi mesi parlando con altri viaggiatori, ma non mi sarei mai aspettato tutto questo. Arrivato in India, a New Delhi, la prima boccata d'aria è stata devastante: non avevo mai respirato un'aria così satura di smog in tutta la mia vita. C'è una cappa costante che sembra nebbia. Traffico caotico, norme igieniche quasi inesistenti, l’odore di incenso e smog ovunque, cumuli di immondizia, il rumore assordante dei clacson, la contrattazione dei prezzi ovunque, tanti che cercano di approfittarsi del turista. Ho visitato Delhi, Mathura e ora sono ad Agra - dove c'è il Taj Mahal.
Pensavo di essere pronto ad affrontare tutto questo, ma devo ammettere che per me è troppo. Certo, il viaggio serve anche a questo: capire quali sono i propri limiti. Resterò ancora qualche settimana e vedremo se cambierò idea. Intanto ho partecipato a un progetto di volontariato a circa 50 km da Jaipur, in una fattoria che offriva vitto e alloggio in cambio del mio aiuto. È stata una scelta fantastica per isolarmi finalmente dal caos, dai clacson e dallo smog della città. Senza questa esperienza, la mia permanenza in India sarebbe stata molto più difficile.

