Tonino Guerra un poeta prestato al cinema

Tonino Guerra, poeta e sceneggiatore, compie domani 90 anni. All’autore romagnolo sarà consegnato il premio David alla carriera durante la manifestazione che si terrà il 7 maggio. Domani a Pennabilli (Pesaro Urbino) ci saranno una serie di manifestazioni per celebrare l’anniversario dell’autore. Fra queste anche il concerto dell’abruzzese Mario Stefano Pietrodarchi (si veda l’altro pezzo in basso). Tonino Guerra ha rilasciato al Centro l’intervista che segue.

Nel sito Internet a lei dedicato c’è una frase meravigliosa: «Da un momento all’altro dovrò pur dire a qualcuno che non sto cercando soltanto la mia infanzia, ma addirittura l’infanzia del mondo». Perché?
«Quando mi muovo nelle passeggiate che faccio, in questa valle del fiume Marecchia, mi incanto quando trovo dei posti, per esempio vicino all’affluente Storena, dove ci sono le pietre che sono precitipate durante l’infanzia del mondo. Toccare una pietra che ha questa enorme quantità di anni mi incanta».

Poesia e sceneggiatura, la prima espressione artistica impalpabile, astratta, la seconda che ha come obiettivo la realizzazione di un racconto per immagini. E poi, pittura, scultura. Come riesce a eccellere in campi così diversi?
«No, non sono diversi (dice quasi con timidezza), ne è soltanto uno. Io cerco di essere un poeta, che non è facile. Naturalmente quando dipingo, quando scrivo sceneggiature, tutto si riconduce alla poesia. Ma non è che sono Leonardo da Vinci, ve lo garantisco io».

Lei è conosciuto in Italia e nel mondo più che altro come sceneggiatore, questo fatto le dispiace?
«Un po’ sì, però Almodovar mi ha scritto, dicendomi, Tu sei il più grande poeta. A Mosca il 16 danno il Miele, che è un mio poema, in teatro. C’è un risveglio attorno alla mia produzione poetica».

Lei ha lavorato con tutti i maggiori registi...
«Non dico chi è il migliore».

No, ma ce n’è uno con cui avrebbe voluto lavorare e non ci è riuscito?
«Con Bergman avrei lavorato volentieri, con Luchino Visconti sarebbe stato bello, incontrare un principe della sua eleganza. Questi potevano essere i desideri. Ma il film è sempre l’opera di un regista. Certo, in un film musicale, la musica è fondamentale; in una commedia sono importantissimi i dialoghi, lo sceneggiatore è importante, sì, ma nei grandi film l’autore è solo il regista».

Nell’intervista che le ha dedicato il Corriere della Sera lei dice che le manca molto Flaiano. Che tipo era?
«Era una persona estremamente intelligente. Piena di spirito, anche se portava dentro di sé il dolore di una figlia ammalata».
Guerra ha lavorato con i maggiori registi, da Fellini (per cui ha scritto Amarcord, E la nave va, Ginger e Fred), ad Antonioni (L’eclisse, Deserto rosso, Blow up, Zabriskie Point), da Angelopoulos a Tarkovskij (Nostalghia), da Rosi (C’era una volta, Il caso Mattei, Cristo si è fermato ad Eboli) ai fratelli Taviani (La notte di San Lorenzo, Kaos).
Con Ennio Flaiano ha scritto per Antonioni La notte e nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera dell’autore pescarese Guerra ha detto: «Mi manca Flaiano, un genio della letteratura e del cinema. Insieme abbiamo scritto la sceneggiatura della Notte, uno dei più bei film di Antonioni. Senza Ennio Flaiano Fellini non avrebbe mai girato 8 e ½».

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