Tragedia di Rigopiano, il procuratore chiede altre sei condanne: «Non hanno servito lo Stato»

A Perugia il procuratore chiede 3 anni e 10 mesi per i sei della Regione: «Dovevano fare la Carta valanghe, nessuno ha svolto il proprio compito»
PERUGIA. Chiede la stessa condanna per tutti i sei dipendenti della Regione: tre anni e dieci mesi per i reati di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose plurime e disastro colposo, non aggravato e in concorso formale (quando con una sola azione omissiva si commettono più reati, tre in questo caso). E nel complesso calcolo in cui rientra anche la riduzione di un terzo per il rito abbreviato, il procuratore del processo d’Appello bis di Perugia, Paolo Barlucchi, nei confronti dei sei imputati della Regione che la Cassazione ha tirato dentro il processo Rigopiano dopo l’assoluzione in primo e secondo grado, ci mette dentro anche quella delle attenuanti per “italianità”.
DNA ITALIANO
Per l’accusa, Carlo Visca, Vincenzo Antenucci, Pierluigi Caputi, Emidio Primavera, Carlo Giovani e Sabatino Belmaggio «come noi, respirano il clima culturale, una caduta della tensione: ce l’hanno nel dna. E quindi sì, se il contesto dell’amministrazione che hanno descritto non li giustifica ma li inchioda, è però una sorta di induzione ambientale a non essere osservante». È così che dopo più di tre ore (presenti gli imputati Caputi e Giovani), il procuratore generale chiude la sua requisitoria concludendo con una parola che tante volte ripete nel corso della requisitoria: prevenzione.
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