Truffa dell’autovelox, 15 indagati

Trignina, amministratori comunali e vigili urbani nella truffa delle macchinette imboscate. Indagini concluse Il fascicolo all’esame del pm per la valutazione processuale degli accusati

VASTO. C’è l’ex vicesindaco di Fresagrandinaria, ora primo cittadino, che impartiva le disposizioni sulle multe da fare con l’autovelox. E che per la rilevazione della velocità delle auto si rivolgeva alla ditta di cui il figlio è socio. C’è l’avvocato patrocinatore legale di alcuni Comuni della vallata del Trigno, ma anche socio e amministratore di una delle ditte incaricate di fare i controlli con l’autovelox: stipulava le transazioni con gli automobilisti multati che avevano fatto ricorso al giudice di pace. Ma c’è anche il comandante dei vigili urbani di Cupello che, con parere favorevole, aveva fatto prendere in affitto l’autovelox nonostante il Comune in cui lavora fosse già in possesso di un apparecchio dello stesso tipo. Poi ci sono cinque vigili urbani, sempre dei comuni della vallata che, durante i servizi in strada, nascondevano gli autovelox dietro guard-rail e cespugli in modo che le apparecchiature non fossero notate dagli automobilisti e taravano le macchinette non in base ai limiti indicati sulla segnaletica stradale, ma in relazione all’andamento del flusso dei veicoli. Per chiudere, ci sono anche tre sindaci e un altro vicesindaco che, in concorso, istigavano ai controlli facendo piazzare gli autovelox in luoghi non visibili agli automobilisti.

I reati contestati. Il gruppo che salassava gli automobilisti con l’autovelox e annullava le multe ai residenti nel comprensorio, è ancora sotto inchiesta. Scenario del raggiro è la fondovalle Trigno, la strada dell’Anas che collega l’Adriatico con il Tirreno, tristemente nota per gli incidenti, soprattutto mortali. Lo scorso luglio, il pubblico ministero del tribunale di Vasto, Irene Scordamaglia, ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini, condotte dai carabinieri della compagnia di Atessa coordinati dal capitano Antonio Spoletini. Al momento tutto è nelle mani dell’autorità giudiziaria per la valutazione processuale dei singoli accusati. Sono quattro i reati ravvisati, a vario titolo, per 15 indagati: vanno dall’associazione per delinquere al concorso in truffa continuata e aggravata, dall’abuso d’ufficio al peculato fino ad arrivare alla violazione dell’articolo 97 della Costituzione che impone alla pubblica amministrazione di conformare il proprio operato al principio dell’imparzialità.

Gli indagati. Dall’avviso di conclusione delle indagini figurano nell’inchiesta Maurizio Antonini, 41 anni, all’epoca dei fatti sindaco di Fresagrandinaria e ora consigliere comunale; Giovanni Di Stefano, 50 anni, sindaco di Fresagrandinaria, all’epoca vice di Antonini; Nicola Di Stefano, 34 anni, di Fresagrandinaria, figlio di Giovanni e socio al 50% della ditta Euro Service srl, impresa noleggiatrice degli autovelox e incaricata dei controlli sulla Trignina; Carlo Moro, 48 anni, sindaco di Lentella; Nicolino Di Giuseppe, 56 anni, di Altino, tecnico e amministratore della Fine Service srl, impresa noleggiatrice degli autovelox; Giuseppe Besca, 45 anni, di Cupello, avvocato, socio e amministratore della Euro Service srl; Antonio Marchesani, 52 anni, di Vasto, comandante della polizia municipale di Cupello; Giuseppe Cavallone, 51 anni, di Fresagrandinaria, dove è vigile urbano; Domenico Profeta, 50 anni, di Cupello, dove è vigile urbano; Gianfranco Caravaggio, 42 anni, di Lanciano, vigile a Lentella; Giosuè Forgione, 57 anni, di Cupello, dove è vigile; Michele Di Dia, 53 anni, di Trivento, all’epoca vigile a San Giovanni Lipioni; Pierluca Di Giuseppe, 25 anni, di Casoli, tecnico della Fine Service e figlio di Nicolino Di Giuseppe; Giovanni Giammichele, 35 anni, sindaco di Dogliola; Leandro Di Lallo, 52 anni, sindaco di Lentella prima di Moro.

Il vincolo associativo. E’ contestato a Besca, Giovanni Di Stefano, Di Giuseppe, Nicola Di Stefano, Marchesani, Profeta, Caravaggio, Cavallone, Forgione e Di Dia con l’ipotesi della truffa aggravata ai danni degli automobilisti e dell’abuso d’ufficio con gli amministratori pubblici dei comuni di Cupello, Fresagrandinaria, Dogliola, Lentella e San Giovanni Lipioni. I primi tre sono ritenuti promotori e capi dell’associazione, gli altri i partecipanti. Besca, in particolare, e sempre secondo le accuse, con l’obiettivo di massimizzare i profitti del sodalizio - era anche socio e amministratore della Euro Service srl - aveva la disponibilità degli autovelox e la gestione in casa sua o in quella di Nicola Di Stefano e di Nicolino Di Giuseppe, dei servizi e degli strumenti necessari alla redazione e alla notificazione delle multe.

L’ex vicesindaco. Secondo le accuse, Giovanni Di Stefano oltre ad avere favorito la convenzione tra il Comune di Fresagrandinaria e l’avvocato Besca per il patrocinio legale dell’ente nei ricorsi al giudice di pace degli automobilisti multati, pattuiva anche la divisione degli utili ottenuti dall’incasso delle multe tra le società Euro Service e Fine Service. In due fatti Di Stefano è accusato anche di peculato: aveva la disponibilità di due computer del Comune consegnati al figlio Nicola per la redazione dei verbali sulle infrazione al codice della strada, per le visure degli intestatari, la compilazione delle multe, buste e distinte di spedizione. Lo stesso Nicola Di Stefano, che da casa redigeva e notificava i verbali di accertamento delle multe, aveva accesso alla banca dati del Pubblico registro automobilistico (Pra) utilizzando user-id e password in possesso ai Comuni e a lui forniti dai vigili urbani compiacenti e ometteva, su direttiva del padre o di Besca, di fare le multe a conoscenti e abitanti dei cinque comuni attraversati dalla Trignina.

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