Tumore mammella, all’Aquila si studiano le "cellule dormienti"

I ricercatori Airc indagano il mistero di alcune metastasi. E domani tornano nelle piazze le tradizionali azalee

PESCARA. Festa della mamma, festa delle donne. Il nemico più temuto dal punto di vista della salute è il cancro al seno. Airc lavora da anni per sensibilizzare le donne alla prevenzione e per finanziare la ricerca, e i progetti dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro e degli altri enti di ricerca, che hanno permesso all'oncologia di compiere passi da gigante tanto che oggi le probabilità di guarigione dal tumore alla mammella sono assai soddisfacenti. Per questo motivo domani, in occasione della festa della Mamma, l'associazione promuove le azalee della ricerca. Con l'acquisto della pianta si potrà contribuire al progetto di ricerca sui tumori. Anna Teti è un ricercatore dell'Airc ed è professore di Istologia all'università dell'Aquila. Il suo team lavora su una caratteristica delle metastasi del tumore al seno.

Professoressa Teti, a cosa fa riferimento il progetto che state sviluppando?

«Il progetto fa riferimento a una caratteristica delle metastasi ossee del tumore della mammella. È stato riscontrato in molte donne apparentemente curate dal tumore lo sviluppo di metastasi ossee anche dopo vari anni. Il tumore, apparentemente guarito, riparte dopo 10 o anche 20 anni, dopo un lungo periodo di quiescenza. I motivi di tale latenza non li conosciamo e stiamo cercando di indagarli. Vogliamo capire quali sono i meccanismi che tengono le cellule addormentate per diversi anni e quali quelli che le risvegliano perché questo ci permetterà nel lungo periodo di studiare il modo per mantenerle addormentate o di eliminarle del tutto».

Un progetto che conferma i passi da gigante fatti in ambito oncologico in questo tipo di tumore?

«Esatto. Oggi il tumore della mammella si cura bene, è tra i tumori con un maggiore successo di cura, soprattutto se preso per tempo e soprattutto se si rispettano i meccanismi della prevenzione. Tuttavia, resta questo aspetto negativo delle metastasi. Si tratta di cellule che trovano un ambiente che le blocca, e non è una biopsia che li può identificare. Ci sono degli studi che cercano di riconoscerle nel sangue, ma anche qualora questo accadesse, servirebbe solo a calcolare la possibilità che vengano fuori, non la certezza. Noi vogliamo invece comprendere come mai poche cellule si fermano e poi si risvegliano».

Chi sta lavorando al progetto di ricerca?

«Il progetto è stato finanziato dall'Airc due anni fa ed ora abbiamo un terzo anno di finanziamento a disposizione. Due ricercatori giovani da me coordinati stanno lavorando alla ricerca, ed affiancano altri ricercatori alle prime armi».

Il primo meccanismo di difesa è sempre la prevenzione.

«Certamente, siamo alle solite. Cercare di avere una vita sana ed un'alimentazione corretta sono le basi per prevenire i tumori, alle quali vanno associati esercizio fisico e conoscenza del proprio corpo. La donna deve imparare la tecnica importante dell'auto palpazione per verificare se vi siano noduli in superficie, e deve sottoporsi regolarmente a mammografia dopo i 40 anni ed ecografia sin da giovani. Un aspetto da considerare, anche se i riflessi non sono ancora certi, è la familiarità. Se un membro della famiglia ha combattuto contro questa patologia, il dottore consiglierà indagini più approfondite e precoci».

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