Vicinanza direttore dell’anno

«Ha raccontato il terremoto con professionalità e umanità».

PARMA. Professionalità, equilibrio e umanità: sono le doti che dovrebbe avere un bravo direttore di giornale; le stesse che incarnava Baldassarre Molossi, per 35 anni alla guida della Gazzetta di Parma, e che Luigi Vicinanza, direttore del quotidiano abruzzese «Il Centro», ha dimostrato in occasione del sisma del 6 aprile scorso, nei giorni che sono seguiti e ancora oggi.

Per questo la giuria, composta dal presidente e dal presidente incoming del Rotary club Parma, Luigi Benassi e Alessandro Mangia, dal presidente e dal direttore della Gazzetta di Parma, Alberto Chiesi e Giuliano Molossi, e dall’ad di Cariparma Crédit Agricole Guido Corradi, ha deciso di assegnare a lui il premio giornalistico «Direttore dell’anno» intitolato proprio a Baldassarre Molossi. «Per giorni, settimane, mesi», si legge nella motivazione, «“il Centro” ha rappresentato la voce dell’Abruzzo, ha raccontato il dramma e la speranza, la sofferenza e la voglia di ricominciare, la distruzione e la ricostruzione. E lo ha fatto con scrupolo, senza preconcetti, stando sempre da una parte sola: quella della gente d’Abruzzo».
La consegna del premio, avvenuta ieri a Palazzo Soragna, è stata l’occasione per ricordare, prima di tutto, colui che al quale è dedicato. E’ stato il direttore dell’Unione industriali, Cesare Azzali, a tratteggiare un ricordo vivido e sincero dell’ex direttore della Gazzetta.

«La trasparenza, la dirittura morale, l’onestà intellettuale erano la sua forza. Baldassarre Molossi ha sempre espresso le sue opinioni a prescindere dal consenso che ne sarebbe derivato, suscitando la stima e il rispetto anche di chi non condivideva le sue idee. Un grande direttore, che ha contribuito al rilancio della testata interpretando i valori e i sentimenti migliori di questo territorio».

«Baldassarre Molossi», ha aggiunto Azzali, «occupa un posto particolare nel mio cuore, e ricordare il suo esempio è utile a noi ancora più che alla sua memoria». Alla premiazione sono intervenuti anche il presidente di Cariparma Crédit Agricole, Ariberto Fassati e Stefano Camin, responsabile provinciale di Parma per l’Anpas Emilia Romagna.

«Vicinanza», ha commentato Fassati, «ha fatto vivere il giornalismo che tutti vorremmo vedere, vicino alle persone, capace di farsi servizio, di raccontare una tragedia che ha colpito tutti». «In Abruzzo», ha ricordato Camin, «solo grazie ai giornali potevamo sapere costa stava succedendo; tra questi la Gazzetta di Parma e il Centro, che si merita questo premio». Un riconoscimento esteso a tutta la squadra del quotidiano, senza dimenticare Giustino Parisse, caporedattore della redazione aquilana, che quel 6 aprile, sotto le macerie, perse i due figli, Domenico e Maria Paola, e il padre. Alla professionalità di un uomo che ha saputo, nel momento più drammatico, raccontare la tragedia di una città, ha reso omaggio il direttore della “Gazzetta”, Giuliano Molossi, che per una volta ha preferito accantonare i discorsi ufficiali, per far posto a «Quanto era bella la mia Onna», le righe scritte da Parisse a pochi giorni dal terremoto.

Una lettura autentica e straziante, che ha commosso i tanti intervenuti e che ha restituito il senso di un dramma come solo un grande professionista avrebbe potuto fare.

«IL DRAMMA DI PARISSE IL MOMENTO PEGGIORE»

PARMA. «E’ un onore e un privilegio per me ricevere questo premio», ha commentato Luigi Vicinanza, «Baldassarre Molossi è stato un grande direttore, ha fatto la storia del giornalismo moderno in un quotidiano che, essendo il più antico d’Italia, ha fatto la storia della stampa nazionale». Durante la cerimonia di premiazione il direttore de il Centro ha condiviso con i presenti il ricordo di quella notte, di quelle ore concitate. «Nel giro di 20 secondi, alle 3.32 del 6 aprile, L’Aquila che conoscevamo non c’era più. Nei giorni precedenti avevamo documentato lo sciame sismico, anche a rischio di essere accusati di allarmismo. Quella notte abbiamo fatto in tempo a dare la notizia della scossa di Forlì ma non potevamo intuire la catastrofe che si stava per abbattere». «Sono napoletano», continua Vicinanza, «e ho vissuto il terremoto del 1980; quella scossa mi riportò alla memoria lo stesso terrore.

Ma il momento peggiore è stato quando, il mattino seguente, abbiamo saputo che il nostro caporedattore, Giustino Parisse, aveva perso i figli. Dissi ai colleghi, anch’essi terremotati, che erano liberi di andarsene per stare vicini ai propri cari. Nessuno andò via: avevamo poche certezze, ma una era che quel giorno il giornale sarebbe uscito. Lo dovevamo ai nostri morti e lo dovevamo ai nostri vivi». «Dedicammo 40 pagine al sisma, per dare alla popolazione notizie, indicazioni; così fu anche il giorno successivo e quello dopo ancora. Abbiamo raccolto sul nostro sito i nomi, le storie, i volti delle vittime, in un memoriale virtuale che ancora oggi raccoglie migliaia di messaggi di solidarietà».