Nessun accordo per oltre 500 addetti delle società satelliti di Angelini «La Regione non può pagarli direttamente»

«Villa Pini, via libera agli accreditamenti»

Chiodi riattiva i fondi per la clinica dopo una giornata di proteste e blocchi stradali

PESCARA. Villa Pini tornerà nell’elenco degli operatori sanitari privati accreditati dalla Regione. E’ la notizia che arriva alla fine di un’altra lunghissima giornata di mobilitazione dei lavoratori, con blocchi stradali in viale Bovio, proteste e attese negli uffici della Regione.

L’altra notizia è che lo sblocco dei fondi riguarderà la Casa di cura dichiarata fallita dal tribunale di Chieti ma non tutte le altre società della galassia Angelini. Come dire che, al momento, non ci sono soluzioni pronte per pagare anche solo un acconto ai dipendenti dei SanStefar, Maristella, La Cicala di Atessa e clinica Santa Maria di Avezzano, semplicemente perché la Regione non ha «la possibilità giuridica» di intervenire, sostituendosi alla proprietà che resta in capo alla famiglia Angelini. Sono questi i punti forti della verifica raggiunta dal tavolo tecnico romano sul piano di rientro dal deficit sanitario. Riunione che ha visto il presidente Gianni Chiodi impegnato personalmente, in veste di commissario unico. E’ stato lo stesso governatore a riassumere l’esito dell’incontro romano.

Via libera per Villa Pini.
«E’ possibile autorizzare la revoca della sospensione dell’accreditamento e la sottoscrizione di un nuovo contratto per il 2010. L’esercizio provvisorio ripristina i presupposti di fiducia e affidabilità» spiega Chiodi, che tuttavia non dà indicazioni sull’importo del nuovo contratto. «Le verifiche su Villa Pini disposte in questi mesi dai Nas e da altri organismi ispettivi», annota, «hanno evidenziato una produzione di prestazioni sanitarie determinata anche da un elevatissimo tasso di inappropriatezza. E’ doveroso dimensionare in modo corretto e veritiero un nuovo contratto».

Le altre società.
Le note dolenti riguardano le società satelliti di Villa Pini, che nei prossimi giorni vedranno un nuovo esodo di pazienti verso altre strutture sanitarie. «In questo caso», prosegue Chiodi, «permangono purtroppo le condizioni di mancata retribuzione dei dipendenti. Condizioni che determinano, per legge, la sospensione dell’accreditamento. Lo dico con rammarico, ma la Regione non ha alcuna facoltà di pagare direttamente i dipendenti, quindi non resta che adempiere ai trasferimenti dei pazienti come dispone la legge. Stupisce», aggiunge il presidente, «come in una situazione di insolvenza così conclamata non si sia giunti a una dichiarazione giuridica che avrebbe consentito di far scattare le salvaguardie previste dalla legge fallimentare. E’ una situazione che si ritorce contro quei dipendenti che, pur senza salario da mesi, hanno assicurato assistenza costante ai malati».

Le reazioni.
«La revoca della sospensione per Villa Pini avrebbero potuto deciderla prima, senza perdere tutto questo tempo», è il primo commento dei sindacalisti rimasti in attesa tutto il giorno con i lavoratori in viale Bovio, «dopodiché, a tutto il resto, non c’è alcuna risposta». Sfiducia, stanchezza e rammarico aleggiano negli uffici occupati della Regione. Preoccupa la sorte di oltre 500 addetti che oltre a non avere neppure un acconto per l’assistenza assicurata in questi mesi, nei prossimi giorni si vedranno sfilare i pazienti. «E’ evidente che la mobilitazione continua», annunciano i rappresentanti dei lavoratori, «domani (oggi per chi legge ndr) saremo a Villa Pini con il presidente della commissione parlamentare Ignazio Marino. Poi torneremo a Pescara, in via Conte di Ruvo, per incontrare l’assessore alla Sanità, Lanfranco Venturoni».

Per il segretario del Pd Silvio Paolucci, «solo la mobilitazione continua e permanente dei dipendenti ha smosso il presidente-commissario Chiodi, ma questo non è che un primo passo, non risolutivo. Non si può abbassare la guardia fino a che i posti di lavoro non saranno garantiti».

La protesta.
Sugli alberi, i pali della illuminazione e sui muri di una viale Bovio silenziosa, deserta di auto, si è letta ieri tutta la rabbia dei lavoratori. Sfoghi e slogan contro i politici hanno campeggiato a caratteri cubitali su cartelli scritti a mano davanti alla sede pescarese della Regione. I lavoratori sono scesi in strada intorno alle 11, con in testa il personale dei centri riabilitativi San Stefar e Maristella. Hanno occupato la carreggiata e bloccato il traffico in attesa del rientro in sede del presidente Chiodi. Al loro fianco, per il sit-in di protesta, attrezzati di bandiere e megafoni, i dirigenti sindacali Cgil, Cisl e Uil.

In viale Bovio viene interdetta la circolazione, con pattuglie dei vigili urbani e della polizia stradale insediate agli incroci di piazza Duca e sulle traverse laterali. Il traffico viene subito dirottato su itinerari alternativi. Intorno alle 14, il blocco stradale è sospeso alcuni minuti per consentire il passaggio di un mezzo pesante che non riesce a manovrare. «Va tutto male», è lo sfogo di una dipendente San Stefar, «peggio di così non potrebbe proprio andare. Dovremmo metterci in strada tutti i giorni, per farci veramente sentire dai nostri politici. Stiamo lavorando ancora, senza che nessuno sappia dirci con certezza se e quando torneremo a prendere uno stipendio».

Gli slogan.
«Da schiavi di Angelini a schiavi di Chiodi»... «I politici regionali chiudono il San Stefar. Vergogna». E ancora: «Gli abruzzesi hanno diritto a un presidente capace e intelligente». Un altro cartello: «Almeno Marrazzo ha governato». Sono gli slogan urlati in strada, prima dell’assemblea in Regione. L’ennesima riunione per cercare una soluzione positiva che migliaia di famiglie e l’Abruzzo intero attendono da ormai quasi un anno.

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