Vince il ricorso, reintegrato al lavoro a 77 anni

3 Gennaio 2010

Il tribunale ha impiegato quindici anni per arrivare a pronunciare la sentenza. Ora l’ingegner Antonio Ambrosini tornerà a dirigere l’ufficio della Motorizzazione civile di Chieti. Il 12 febbraio compirà 77 anni

CHIETI. La giustizia in Italia è lenta, anzi lentissima. E non c’è da meravigliarsi se nel caso dell’ingegner Antonio Ambrosini un tribunale abbia impiegato quasi 15 anni per arrivare a pronunciare una sentenza.

La cosa però che meraviglia è che grazie a questa sentenza l’ingegner Ambrosini domani tornerà al lavoro per dirigere l’ufficio della Motorizzazione civile di Chieti all’età (ben portata) di 76 anni, anzi a quasi 77 anni, essendo nato il 12 febbraio del 1933.

Ambrosini torna naturalmente ben volentieri in ufficio (e questo farebbe certamente la gioia del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, fustigatore di fannulloni, qualcuno lo avvisi) anche se dovrà restarvi per soli tre mesi, il tempo necessario per recuperare, secondo la sentenza del giudice del lavoro di Pescara Di Paolantonio, i 90 giorni di sospensione dal lavoro «ingiustamente subita» per un provvedimento del ministero dei Trasporti, scrive il giudice, dal 16 aprile 1994 al 28 giugno 1994. La sospensione era dovuta a una indagine «da cui», sottolinea oggi l’ingegnere «sono uscito con la formula più ampia possibile di assoluzione».

La sentenza che reintegra il dirigente «con il medesimo trattamento giuridico ed economico a cui avrebbe avuto diritto in assenza della sospensione» è solo apparentemente bizzarra, perché richiama una legge nazionale (la 350 del 2003), applicata per la prima volta nel caso del giudice Corrado Carnevale, reintegrato come giudice di Cassazione oltre i limiti di età (tutt’ora esercita a quasi 80 anni), dopo una lunga e complessa vicenda giudiziaria legata al processo Andreotti dal quale è uscito indenne.

Ora Antonio Ambrosini potrà concludere alla Motorizzazione civile di Chieti la sua lunghissima carriera dopo aver diretto gli uffici della Motorizzazione civile di Campobasso, L’Aquila, Teramo, Pescara e l’Ustif (Ufficio speciale impianti fissi) per l’Abruzzo, Molise e Marche.

Nel frattempo l’ingegner Ambrosini non se n’è stato con le mani in mano, ma ha trovato il tempo per scrivere, assieme ad altri collaboratori, una storia della Fea, la Ferrovia elettrica abruzzese, dalle origini nel 1929 alla soppressione nel 1963, edita dall’Acaf di Montesilvano, l’associazione Amatori Ferrovie. Un volumone di 307 pagine al quale ha contribuito col saggio “Aspetti del trasporto pubblico nell’area vestina”. Copia del quale, l’ingegnere farà bene a recapitare al ministero dei Trasporti, in cambio delle gratifiche che incasserà per la causa vinta.