Zero domande per gli aiuti

L'europarlamentare Matera: peccato non sfruttarli
PESCARA. Risorse per 500 milioni di euro all'anno a sostegno dei lavoratori licenziati, dunque in esubero, attraverso corsi di formazione - riqualificazione, un'indennità mensile da 700 a 1000 euro e un supporto psicologico per coloro che non si sentano più utili nel mondo del lavoro. Parliamo del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (Feag), presentato a Pescara dal governatore Gianni Chiodi, dall'europarlamentare e membro della commissione europea Barbara Matera e dagli assessori Castiglione e Gatti.
In realtà questo fondo esiste dal 2006 con l'obiettivo di stimolare la crescita economica e la creazione di posti di lavoro a seguito delle trasformazioni rilevanti alla struttura del commercio dovute alla globalizzazione, e dispone in totale di 500 milioni di euro per gli Stati membri che ne facciano richiesta. Le ultime domande partite dall'Italia risalgono al 2007 e all'Unione Europea non sono mai arrivate richieste dall'Abruzzo. «Come italiana mi rammarico che non si sfruttino queste opportunità concrete», afferma la Matera, relatrice permanente del Fondo.
I requisiti per poter accedere ai contributi sono l'esubero di almeno 500 dipendenti di un'impresa nell'arco di quattro mesi, che diventano nove nel caso di piccole e medie imprese, ma come spiega la stessa Matera non sono stringenti: «C'è una clausola per le aziende con cento o meno dipendenti che prevede la discrezionalità della commissione europea per i casi speciali, come ad esempio un gruppo di aziende dello stesso settore colpite dalla crisi, come già successo in Danimarca per un esubero di 194 unità».
Destinatari del fondo sono i cittadini europei, infatti le risorse vanno ad aiutare direttamente i lavoratori e non le imprese, ma a segnalare le situazioni di difficoltà sono chiamati i sindacati, le associazioni dei datori di lavoro e le aziende stesse. La Regione fungerà da tramite con il governo centrale che cofinanzia al 35% le azioni previste dal Fondo.
«La globalizzazione è un'opportunità e non un rischio», ammonisce Chiodi, «nella prima fase molte nostre imprese non sono riuscite ad adottare misure in grado di far fronte al nuovo scenario e dunque a essere competitive, perché senza innovazione, tecnologia, internazionalizzazione e contenimento dei costi, si verifica l'effetto negativo della globalizzazione. Sia chiaro, però, che non accetteremo la competizione basata sul basso costo della manodopera».
Chiodi invita anche tutte le parti interessate a far pervenire le richieste per accedere alle risorse messe a disposizione dal Feag, che sarà in vigore fino al 31 dicembre 2013, con una possibile proroga di altri cinque anni.
In realtà questo fondo esiste dal 2006 con l'obiettivo di stimolare la crescita economica e la creazione di posti di lavoro a seguito delle trasformazioni rilevanti alla struttura del commercio dovute alla globalizzazione, e dispone in totale di 500 milioni di euro per gli Stati membri che ne facciano richiesta. Le ultime domande partite dall'Italia risalgono al 2007 e all'Unione Europea non sono mai arrivate richieste dall'Abruzzo. «Come italiana mi rammarico che non si sfruttino queste opportunità concrete», afferma la Matera, relatrice permanente del Fondo.
I requisiti per poter accedere ai contributi sono l'esubero di almeno 500 dipendenti di un'impresa nell'arco di quattro mesi, che diventano nove nel caso di piccole e medie imprese, ma come spiega la stessa Matera non sono stringenti: «C'è una clausola per le aziende con cento o meno dipendenti che prevede la discrezionalità della commissione europea per i casi speciali, come ad esempio un gruppo di aziende dello stesso settore colpite dalla crisi, come già successo in Danimarca per un esubero di 194 unità».
Destinatari del fondo sono i cittadini europei, infatti le risorse vanno ad aiutare direttamente i lavoratori e non le imprese, ma a segnalare le situazioni di difficoltà sono chiamati i sindacati, le associazioni dei datori di lavoro e le aziende stesse. La Regione fungerà da tramite con il governo centrale che cofinanzia al 35% le azioni previste dal Fondo.
«La globalizzazione è un'opportunità e non un rischio», ammonisce Chiodi, «nella prima fase molte nostre imprese non sono riuscite ad adottare misure in grado di far fronte al nuovo scenario e dunque a essere competitive, perché senza innovazione, tecnologia, internazionalizzazione e contenimento dei costi, si verifica l'effetto negativo della globalizzazione. Sia chiaro, però, che non accetteremo la competizione basata sul basso costo della manodopera».
Chiodi invita anche tutte le parti interessate a far pervenire le richieste per accedere alle risorse messe a disposizione dal Feag, che sarà in vigore fino al 31 dicembre 2013, con una possibile proroga di altri cinque anni.
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