Pensioni, la proposta del governo: stop all’età per 15 lavori 

La lista delle occupazioni «gravose» al tavolo tecnico, sindacati ancora critici, Bankitalia e Corte dei Conti: no a passi indietro. Verso una commissione ad hoc

ROMA. Stop all'aumento a 67 anni dell'età di pensione dal 2019 per 15 categorie di lavori gravosi: le 11 già fissate dall'Ape social (tra cui maestre, infermieri turnisti, macchinisti e edili) e altre 4 (agricoli, siderurgici, marittimi e pescatori). Il governo porta sul tavolo tecnico con i sindacati a Palazzo Chigi la proposta per dare una prima risposta alla questione dell'adeguamento automatico dell'età di uscita all'aspettativa di vita. Si tratta di una platea di 15-20 mila persone, pari a circa il 10% dei pensionamenti stimati per il 2019. I sindacati si dicono critici, considerando ancora «insufficiente» la proposta.
Il confronto comunque va avanti, con appuntamenti già fissati per domani e lunedì prossimo. E prende, intanto, forma l'idea di mettere in piedi una commissione scientifica ad hoc (formata da più ministeri ed istituti come l'Inps e l'Inail) per calcolare in maniera puntuale la diversa speranza di vita in base ai diversi lavori. La commissione potrebbe operare fino a giugno-settembre. Un'operazione che l'Inps appoggia e che sarebbe pronto ad avviare per fornire i dati «entro giugno», come affermato dallo stesso presidente Tito Boeri. Mentre l'Istituto di previdenza ribadisce il no allo stop dell'adeguamento per tutti.
E arriva il monito di Bankitalia e Corte dei Conti, sulla necessità di fare attenzione a intervenire sul sistema previdenziale e quindi a non mettere a rischio la sostenibilità finanziaria. È «importante non fare passi indietro», avverte la Banca d'Italia, perché nel lungo periodo la sostenibilità delle finanze pubbliche «poggia, in larga misura, sulle riforme pensionistiche introdotte in passato». Dunque, mantenere «l'equilibrio» pensionistico «è una priorità assoluta»: questo però «non vuol dire che non ci possano essere aggiustamenti su singoli casi», ma «l'importante - ribadisce Palazzo Koch - è preservare la stabilità complessiva». Sulla stessa linea la Corte dei Conti: fatta la premessa sugli equilibri da tutelare, gli interventi devono essere «disegnati in maniera tale da limitare la platea dei destinatari alle situazioni di effettivo disagio». Inoltre, suggeriscono i magistrati contabili, le misure come l'Ape social vanno articolate «nel modo più chiaro possibile per favorirne la celere implementazione».
Boeri insiste sul fatto che non bisogna bloccare l'aumento dell'età di pensione legato all'aspettativa di vita, piuttosto bisognerebbe rivedere il meccanismo dello scatto prevedendo «cambiamenti annuali» e non triennali o biennali, in modo che l'adeguamento sia graduale. Per i sindacati, invece, i divari sono ancora da colmare. «Siamo ancora su posizioni distanti: se queste restano le condizioni non ci consentiranno neppure di rilanciare» al tavolo delle trattativa, afferma il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, al termine dell'incontro a Palazzo Chigi. «Ci auguriamo che le cose cambino», aggiunge. «La proposta del governo per bloccare l'età di pensionamento non è sufficiente», afferma anche il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti.