Alfredo Cospito, anarchico pescarese

ROMA

Spiraglio dal Pg, e Cospito torna a prendere gli integratori

Il 24 febbraio prevista la decisione della Suprema corte sull'annullamento del carcere duro con rinvio al Tribunale di Sorveglianza di Roma, presto anche la decisione della Consulta

ROMA. A due giorni dal trasferimento dal carcere di Opera all'ospedale San Paolo, Alfredo Cospito è tornato a prendere gli integratori, fondamentali per mantenere stabile il suo stato di salute, ma soprattutto per tutelare le condizioni cardiache definite "a rischio" dal suo medico. A "convincere" l'anarchico, di Pescara, in sciopero della fame da 116 giorni, è stato il parere del procuratore generale della Cassazione che ha chiesto la revoca del 41bis. Un documento che lascia ancora aperta una speranza per la difesa in vista della decisione finale del 24 febbraio, quando la Suprema Corte potrebbe scegliere la strada dell'annullamento del carcere duro con rinvio al Tribunale di Sorveglianza di Roma.

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Un peso specifico, inoltre, può averlo anche il parere che il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, ha inviato lo scorso 2 febbraio al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e reso pubblico oggi. Quattro pagine in cui si invita l'«autorità politica» a valutare il trasferimento di Cospito in Alta Sicurezza con censura. Nel frattempo il caso Cospito approderà presto anche alla Corte Costituzionale, chiamata a giudicare sulla possibilità di applicare la lieve entità nel processo per strage politica per gli ordigni alla caserma degli allievi carabinieri di Fossano del 2006, dove non ci sono state vittime. Per il momento, però, i riflettori sono tutti puntati sul Palazzaccio e su quello che i giudici decideranno nella camera di consiglio della settimana prossima.

Nel frattempo, in una delle due stanze dedicate ai detenuti al 41-bis dell'ospedale San Paolo di Milano, Cospito ha deciso di riprendere gli integratori pur mantenendo lo sciopero della fame. «Mi ha detto che non vuole suicidarsi», ha detto la sua avvocata, Caterina Calia, uscendo dal nosocomio meneghino dove, in mattinata, alcuni anarchici hanno organizzato un sit-in e volantinaggio contro il regime di carcere duro. «Il 41-bis è tortura! Rifiutiamo trattative e accanimenti terapeutici. Fuori Alfredo dal 41-bis», recitava uno degli striscioni esposti accanto ad un piccolo gazebo.

Una protesta che, promettono gli organizzatori, andrà avanti anche nei prossimi giorni. Venerdì, invece, appuntamento a piazza Scala davanti a palazzo Marino - sede del Comune di Milano - per «protestare contro qualsiasi accanimento terapeutico nei confronti di Alfredo e per diffidare il sindaco a firmare la disposizione di un Tso contrario alla volontà del compagno». Il timore è che si possano verificare ancora gli scontri registrati sabato scorso durante un corteo non autorizzato in centro.

Sull'episodio, costato la denuncia ad 11 persone, è stato anche aperto un fascicolo dalla procura di Milano per le ipotesi di reato di violenza e resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e porto abusivo di armi improprie. I sindacati di polizia continuano a chiedere l'introduzione del reato di «terrorismo di piazza», mentre il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, rimanda «alla discussione collegiale» un'eventuale decisione «sull'accentuazione della preservazione della dignità e dell'operatività e della persona delle forze di polizia». Intanto le manifestazioni contro il 41-bis continuano a moltiplicarsi non solo in Italia ma nel mondo.

Attestati di solidarietà nei confronti dell'anarchico sono arrivati oggi dall'Uruguay ma anche dal Cile, dove gli attivisti hanno organizzato per domani una protesta davanti l'ambasciata italiana a Santiago. Dall'associazione Antigone, invece, arriva l'ennesimo appello al ministro Nordio a compiere «un passo di ragionevolezza, umana e politica». «Ci auguriamo - le parole del presidente, Patrizio Gonnella - che sia fatto in tempi rapidissimi». (ANSA).