Gaza, accordo Israele-Hamas. Acerbo: «Il cessate il fuoco? Positivo, ma non è pace»

Intervento del segretario nazionale del partito della Rifondazione Comunista sull’accordo tra Israele e Hamas per la pace a Gaza
PESCARA. C'è l'accordo tra Israele e Hamas per la pace a Gaza: uno storico passo verso il cessate il fuoco in Medio Oriente. Donald Trump ha annunciato che Israele e Hamas "hanno entrambi firmato la prima fase del nostro piano di pace", prevedendo il rilascio degli ostaggi – alcuni già lunedì – e il ritiro progressivo delle truppe israeliane lungo una linea concordata. Il governo di Israele vota stasera la ratifica e precisa: "Cessate il fuoco entro 24 ore".
Sul tema è intervenuto Maurizio Acerbo, segretario nazionale del partito della Rifondazione Comunista: «Accogliamo con favore la firma dell'accordo per il cessate il fuoco, come stanno facendo tutte le organizzazioni palestinesi e gli stessi comunisti e pacifisti israeliani che hanno lottato contro il genocidio. L’accordo per il cessate il fuoco è una vittoria del popolo palestinese, dei movimenti di solidarietà a livello internazionale e di chi nella società israeliana si è mobilitato per la fine del massacro e la liberazione degli ostaggi. L’accordo dimostra che la ferocia genocida del governo Netanyahu poteva esser fermata dagli Stati Uniti senza il cui appoggio Israele non potrebbe proseguire con l’occupazione illegale dei territori, la pulizia etnica, l’apartheid. Ci sono volute centinaia di migliaia di vittime e la sollevazione dell’opinione pubblica mondiale, compresa quella degli Stati Uniti, per indurre la Casa Bianca a intimare a Netanyahu di fermare una carneficina che passerà alla storia. Il giudizio positivo sul cessate il fuoco non deve indurre a considerare quello di Trump un accordo di pace che sarà possibile solo quando saranno riconosciuti i diritti del popolo palestinese. L'accordo raggiunto non implica che cessi la mobilitazione internazionale con la richiesta di sanzioni e per l'isolamento di Israele che continua a occupare illegalmente e a colonizzare i territori palestinesi. Ricordo che le risoluzioni approvate dall'ONU prevedono il ritiro di Israele entro i confini del 1967 e la nascita dello Stato di Palestina con Gerusalemme est come capitale. Un protettorato neocoloniale non può essere una soluzione accettabile. La lunga storia di violazione degli accordi da parte di Israele insegna che bisogna innanzitutto premere affinché sia effettivamente attuato il ritiro dell’esercito israeliano da Gaza e in queste ore premere per la liberazione di Marwan Barghouti. Le macerie di Gaza testimoniano di cosa è capace un Occidente che ha scelto la via della militarizzazione e della guerra per riaffermare il proprio predominio planetario. A chi è sceso in piazza in questi due anni e soprattutto nelle ultime settimane diciamo che il cessate il fuoco è un fatto positivo ma non bisogna ora lasciare di nuovo solo il popolo palestinese. Rifondazione Comunista invita a partecipare domenica in massa domenica 12 ottobre alla Marcia Perugia-Assisi per dire no alla guerra, al riarmo e al genocidio e martedì 14 alla manifestazione a Udine in occasione della partita Italia-Israele».