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9 ottobre

9 Ottobre 2025

Oggi, ma nel 1980, a Roma, Papa Giovanni Paolo II riceveva in visita privata il Dalai Lama giunto nella Capitale da Nuova Delhi, nel viaggio che nelle intenzioni voleva avere significato più religioso che politico, anche se poi, interfacciandosi con i cronisti, il capo del buddismo tibetano lanciava l’ipotesi, ardita, che il futuro del Tibet potesse se non addirittura dovesse essere deciso dal suo popolo attraverso un plebiscito. Il 14° “Budda reincarnato”, a datare dal 1391, di 46 anni, aveva già incontrato un pontefice, si era trattato di Paolo VI ed era accaduto il 30 settembre 1973, sempre nella Città eterna. “Tenzyn Gyatso”, al secolo Lhamo Dondrub, di Taktser, classe 1935, in carica dal 21 luglio 1939, successore di “Thubten Gyatso” -che era morto il 17 dicembre 1933 nel Palazzo del Potala sede della residenza tradizionale- viveva in India, in esilio, dalla cacciata dal Tibet, avvenuta quando aveva 24 anni, il 10 marzo 1959. Ossia dopo l’invasione della capitale Lhasa da parte delle truppe della Repubblica popolare cinese che avevano annesso il territorio nove anni prima, il 7 ottobre 1950, agli ordini del commissario politico Wang Qiemi. Il colloquio col Santo padre polacco della massima guida Mahāyāna si ripeterà il 27 settembre 1982 (nella foto, particolare, le due alte cariche proprio in quell’occasione, nell’Urbe), il 27 ottobre 1986 ad Assisi, il 14 giugno 1988, ancora in Vaticano e l’1 giugno 1990, sempre nella Capitale. Il monaco che il 10 dicembre 1989 verrà insignito del Premio Nobel per la pace per aver scelto la via della non violenza nella lotta per la liberazione del Tibet dal governo di Pechino ricordava a Karol Wojtyla, elevato sul soglio petrino il 16 ottobre 1976, futuro santo il 27 aprile 2014 ad opera di Papa Francesco, la nascita, proprio in quell’anno, benché “in cattività”, del Partito comunista tibetano. Organizzazione divenuta poi la principale entità attiva contro lo strapotere cinese sul Tibet. E ribadiva, come utilizzando uno slogan, il messaggio: “La pace comincia nella nostra mente”. Segnale chiaro e forte verso una più elevata dirittura morale. Infatti quello della ricerca di una qualsivoglia forma di pacificazione nel mondo sconvolto dai conflitti era, almeno sulla carta, l’asse portante dell’appuntamento con il 264° successore di San Pietro.