Mattarella e il valore del risparmio: l'editoriale del direttore

Immaginate il nostro stupore nello scoprire che gli abruzzesi sono la quinta regione nella classifica tutta particolare degli italiani “formiche” che invece di spendere mettono da parte anche nei tempi di crisi
ROMA. Immaginatevi la scena: giovedì mattina tre redattori del Centro si trovavano nella pancia della Nuvola di Fuksas per raccontarvi un compleanno particolare. Si celebrava – infatti – il terzo mega evento organizzato da Poste in cinque anni, in cui l’ospite d’onore era il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: immaginate l’atmosfera di una grande festa, una platea di duemila ospiti che erano in scala una cartografia rappresentativa perfetta dell’Italia, immaginate un battaglione di postini nella loro tuta azzurra e giallo limone, la banda della guardia di Finanza in divisa d’epoca con il doppiopetto in bottoni oro, immaginate quattrocento sindaci con la fascia tricolore, i dipendenti di Cassa depositi e prestiti schierati come un battaglione, più centocinquanta giornalisti. Immaginate un enorme schermo proprio al centro della sala, popolato di video bellissimi sulla storia del risparmio postale, intrecciata con la storia del Regno e della nostra Repubblica.
Immaginate il nostro stupore nello scoprire che gli abruzzesi sono la quinta regione nella classifica tutta particolare degli italiani “formiche” che invece di spendere mettono da parte anche nei tempi di crisi, ma per un attimo seguite la mia suggestione quando – incantato da questa narrazione – fra documenti seppiati, foto d’epoca animate con l’intelligenza artificiale, ritratti risorgimentali, citazioni di Quintino Sella, bimbi (contemporanei) della Repubblica che parlano di futuro e lanciano appelli a Mattarella, ministri sul palco, e un presidente sommerso da ovazioni, mi sono chiesto: ma questa cerimonia, a metà fra la festa nazionale, Raistoria e X Factor, questa sofisticata macchina narrativa ed emotiva, è davvero l’anniversario di un importantissimo strumento contabile, o è qualcosa di più?
Io penso che sia molto di più, e provo a spiegarmi così: strideva il contrasto, nel giorno della grande disputa sul Ponte di Messina (ennesimo radiodramma della politica divisa) la potenza del messaggio della cerimonia congiunta: Poste-Cdp-Mattarella rockstar. Perché il combinato disposto tra la liturgia antica, e i video postmoderni (bellissimo quello sui 150 anni riassunti in 7 minuti), l’esaltazione del risparmio come motore dello sviluppo e cemento della Nazione, aveva un retrogusto quasi pedagogico: ciò che ci divide in nome della sgangherata repubblica dei politici influencer, si riunisce nel segno della storia del Paese. E non a caso Mattarella, nel suo breve ma potente saluto, osservava: «Con l'incoraggiamento e la tutela di ogni forma di risparmio Cdp e Poste italiane si configurano come agenti della Costituzione». Un agente è qualcosa di più di un supporter: un agente è qualcuno che sta compiendo una missione.
Torniamo al video che citavo: c’erano il Domenico Modugno di ‘Volare’, i terremoti, le autostrade costruite grazie a quel risparmio, c’era il mondiale del 1982, ma non c’erano i padri della Repubblica dei partiti. Un po’ per non sconfinare nella politica, ovviamente: ma anche perché tutto l’evento, dalla coreografia agli interventi, al monologo elegante di Toni Servillo, sembrano ripetere uno stesso messaggio: siamo italiani perché siamo uniti da una identità nazionale potente e radicata, e da una missione solidale della Repubblica: ricongiungere il Nord e il Sud, il Paese, i risparmiatori, le grandi opere. E chi sono – nella pancia incantata della Nuvola – i garanti di questa identità? Lo avete già capito: gli “agenti della Costituzione” e la casa degli italiani, ovvero il Quirinale. Ecco le parole di Mattarella: «Siamo qui per parlare di quello che l’Italia unita ha prodotto».
Ultimo tema che vi sottopongo: mentre Cdp è il braccio economico finanziario, Poste assume un ruolo davvero interessante: unica delle grandi partecipate ad avere una coppia di comando che ha resistito a tutti gli iscritti barbarici dello spoil system. Unica che opera davvero a una doppia velocità: un’azienda che opera sia con logiche di mercato, sia con un secondo voltaggio, più istituzionale: convocare i sindaci, investire risolvere per presidiare i territori dell’interno spesso spopolati e abbandonati dalle altre istituzioni, supplire ai vuoti dello Stato e della sua macchina farraginosa (ad esempio con il progetto Polis, documenti e passaporti che gli altri non riescono più a smaltire), e – da ultimo – farsi “sceneggiatori” e “produttori” di una grande missione di coreografia e pedagogia italiana, capace di incidere nell’immaginario collettivo. Ecco, dopo tutto questo esci dalla pancia della nuvola pensando ai salvadanai degli italiani, ovviamente. Ma anche con l’idea che il teatrone della politica bipolare in conflitto permanente, talvolta, si riduce ad una semplice e fragilissima sovrastruttura, poggiata come un ninnolo sopra fondazioni più profonde di cui il Quirinale si fa custode e promotore. Siamo una Repubblica fondata sul lavoro. E da oggi anche sui postini e sul risparmio postale.
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