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1 MAGGIO

Oggi, ma nel 1890, a Bologna, in questura, alle 12, allo scienziato Giuseppe Barilli, noto come “Quirico Filopanti”, consigliere comunale e deputato repubblicano, veniva negato il permesso per l’affissione del suo manifesto, in favore della giornata degli operai dedicata all’ottenimento delle 8 ore lavorative, intitolato proprio “Quirico Filopanti agli operai bolognesi”. Ne deriverà un caso di portata nazionale. Il diniego della questura era motivato dai timori di escandescenze provocate dai socialisti proprio nella data che, dopo il congresso numero due di Parigi della Seconda internazionale dell’1 maggio dell’anno prima, estendeva in tutto il mondo la giornata di lotta per le 8 ore lavorative. Dal 26 aprile precedente il questore bolognese, Narciso Formichini, aveva vietato qualsiasi dimostrazione pubblica per l’1 maggio e aveva annunciato, attraverso dispacci murari, che ogni corteo sarebbe stato sciolto dalle forze di polizia. L’onorevole Filopanti, collocato nella estrema sinistra storica, originario di Budrio, di 78 anni, astronomo e matematico, che sarebbe morto quattro anni dopo, teneva ugualmente la sua orazione. Parlava nella sede della Società operaia di mutuo soccorso, della quale era presidente onorario, in via Cavaliera, radunando mille rappresentanti delle maestranze.

Operai che, alle 14, si snodavano in fila verso piazza Vittorio Emanuele II, esponendo alla testa del serpentone umano il drappo rosso. Ma durante il tragitto Filopanti veniva bloccato dagli agenti di pubblica sicurezza (nella foto, particolare, una vignetta satirica sullo “scioglimento” forzato della manifestazione capeggiata dall’anziano parlamentare Filopanti, dall’archivio storico della biblioteca della Sala Borsa di Bologna). La notizia verrà riportata dai maggiori giornali italiani. Tra i dimostranti 30 venivano arrestati, ritenuti responsabili dei danneggiamenti alle vetrine dei negozi e considerati fomentatori dei tafferugli che avevano messo a repentaglio l’ordine pubblico. E il 27 agosto successivo 18 di loro verranno condannati, in via definitiva, a 25 giorni di reclusione.

Per reazione, il 2 maggio, seicento studenti dell’ateneo bolognese, nel quale Filopanti insegnava con la qualifica di professore straordinario di Meccanica applicata, protesteranno attaccando il loro cartellone manoscritto contro l’operato dei questurini nel giorno dei lavoratori. Il 3 maggio, invece, gli stessi universitari si recheranno ad omaggiare la lapide commemorativa del soggiorno di Giuseppe Garibaldi nella città felsinea, avvenuto il 10 e l’11 novembre 1848, posta sulla facciata dell’Hotel Brun di via Ugo Bassi, inneggiando all’Eroe dei due Mondi ed anche al patriota risorgimentale Filopanti. Quest’ultimo, definito da Garibaldi "il professore dell'infinito", farà sentire la sua autorevolezza di esponente della Camera dal 20 novembre 1876 attraverso l’interrogazione parlamentare, rivolta al ministro degli Interni Francesco Crispi, esponente della Sinistra storica che in quel torno di tempo deteneva anche il dicastero degli Esteri nonché la carica di presidente del Consiglio. Lo stesso ministero che, il 21 aprile precedente, aveva disposto, mediante controversa circolare interna, che sarebbero stati licenziati quei lavoratori, inclusi i rappresentanti delle forze armate e gli operai in servizio negli stabilimenti militari, che l’1 maggio 1890 si sarebbero assentati immotivatamente dal loro luogo d’occupazione e che col loro comportamento avrebbero pregiudicato il normale svolgimento della vita del Belpaese.