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10 DICEMBRE

Oggi, ma nel 1969, a Palermo, al civico 108 di viale Lazio, nella sede dell’impresa di costruzioni di Girolamo “Mommo” Moncada, covo del boss della cosca dell’Acquasanta Michele Cavataio, di 40 anni, detto “il cobra”, dal nome della sua pistola preferita, la Colt cobra, si consumava una delle stragi più cruente nella storia di Cosa nostra.

Con 5 morti e 2 feriti. Avveniva per punire Cavataio, palermitano, classe 1929, padrino in ascesa, ritenuto uno dei principali responsabili dello scoppio della prima guerra di mafia, svoltasi dal 26 dicembre 1962 al 30 giugno 1963.

Mentre la seconda guerra di mafia, che sarà considerata dal 1981 al 1984, aveva come accadimento prodromico proprio la strage di via Lazio del 10 dicembre 1969.

Mandanti erano: Luciano Leggio “Liggio”, Giuseppe Di Cristina, Stefano Bontate, Gaetano “Tano” Badalamenti. Esecutori materiali erano: Salvatore “Totò” Riina, Calogero Bagarella, Bernardo Provenzano, Emanuele D’Agostino, Gaetano Grado, Damiano Caruso, Calogero Bagarella. 

Vittime erano: proprio il sicario Bagarella, freddato dal già menzionato Cavataio (nella foto, particolare, il suo cadavere, steso con la testa fracassata dal calcio del fucile di Provenzano, proprio nell’ufficio della mattanza, che era la prima vera e propria messa a segno dai corleonesi a colpi di Beretta Mab 38), Francesco Tumminello, Salvatore Bevilacqua, Giovanni Domè. Gli ultimi tre ammazzati erano operai che formalmente non erano coinvolti nella vicenda malavitosa, benché al soldo di Moncada e comunque ruotavano intorno alla protezione di Cavataio. I feriti erano: Angelo e Filippo Moncada, figli dell’imprenditore edile.

Il fatto di sangue inizialmente avrà rilevanza mediatica limitata nel Belpaese poiché due giorni dopo, il 12 dicembre di quel 1969, a Milano, nella sede della Banca nazionale dell’agricoltura, esploderà la bomba nera di Piazza Fontana, da 17 morti e 8 feriti, che avrebbe dato l’abbrivio alla strategia della tensione.

Il 28 aprile 2009, al termine del secondo processo per l'agguato mortale di via Lazio, successivo a quello che inizierà il 20 settembre 1972 e che non porterà in cella tutti i responsabili, verranno condannati all’ergastolo i capi Riina e Provenzano. Sarà possibile anche grazie alle rivelazioni del collaboratore di giustizia Grado, appartenente alla cosca di Santa Maria di Gesù, che era stato tra i componenti del gruppo di fuoco.