10 novembre

Oggi, ma nel 1871, a Ujiji, in Tanzania, sul lago Tanganica, lo statunitense di origine gallese John Rowlands alias “Henry Morton Stanley”, inviato del quotidiano “New York Herald” di James Gordon Bennett junior, rintracciava il medico e missionario scozzese David Livingstone disperso e in balia della malaria durante la sua terza spedizione, quella alla scoperta delle sorgenti del Nilo, presumibilmente pronunciando la frase “Dottor Livingstone I presume?”. Il cronista, che racconterà quella sua fondamentale esperienza nel libro, che avrà enorme successo anche nel Belpaese, intitolato “Alla ricerca di Livingstone” (l'edizione tricolore sarà data alle stampe da Treves, di Milano, nel 1888 e conterrà anche “Attraverso il continente nero”, sempre dello stesso autore) era stato incaricato dal giornale nel 1869 ed era stato finanziato illimitatamente.
Quello storico incontro (nella foto, particolare, nell’illustrazione della cartolina commemorativa Delron Shirley), come la partenza, 14 giorni dopo, da Mugere, in Burundi, verrà eternato proprio a 12 chilometri dalla ex capitale Bujumbura dal monumento, detto Pietra di Livingstone e Stanley. Da quel punto partiranno per andare insieme in canoa ad esplorare il già menzionato “Caput Nili”, vera fissazione del missionario già scopritore delle cascate Vittoria, quelle con fronte a cateratta di un chilometro e mezzo sul fiume Zambesi, al confine tra Zambia e Zimbabwe, messa a segno il 17 novembre 1855. Scaturigini del più lungo fiume africano, di 6.852 chilometri, in eterna rivalità col Rio delle Amazzoni per il primato mondiale, che comunque saranno scovate da altri.
Luigi Amedeo di Savoia duca degli Abruzzi, considerato l’ultimo grande esploratore non solo italiano, pianificherà e porterà a termine la sua intrepida missione sul monte Ruwenzori, tra Uganda e Repubblica democratica del Congo, puntando il tricolore con lo stemma sabaudo il 19 giugno 1906 sui 5.109 metri sulla sommità della Cima Margherita, dedicherà proprio il monte alla memoria di Stanley - deceduto a Londra il 10 maggio 1904 e la cui fama era stata offuscata dai non limpidi affari di supervisione della compravendita di avorio, gomma e schiavi portati avanti, dal 1885, nel Congo belga, colonia personale del controverso re Leopoldo II, proprio su mandato del sovrano della stirpe Sassonia-Coburgo-Gotha col vizietto di far mozzare mani e piedi alle maestranze riottose tramite gli agenti della Force Publique - ispiratore di quel viaggio scientifico con partenza dal porto di Napoli che avrà come obiettivo anche l’individuazione delle misteriose Montagne della Luna.
Tutta la vicenda verrà magistralmente raccontata dal giornalista americano Adam Hochschild nel volume “Gli spettri del Congo. Re Leopoldo II del Belgio e l’olocausto dimenticato”, che sarà pubblicato nel Belpaese, con traduzione di Roberta Zuppet, da Rizzoli, di Milano, nel 2001.
