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10 settembre

Oggi, ma nel 1958, a Roma, in via Ernesto Monaci 21, nel quartiere Nomentano, Raoul Ghiani, operaio di 27 anni, strangolava Maria Martirano (nella foto il cadavere riverso in cucina), classe 1911, su ordine del marito Giovanni Fenaroli, geometra titolare dell'impresa edile omonima. L'omicidio su commissione, ricompensato con un milione di lire, veniva compiuto per poter riscuotere i 150 milioni dell'assicurazione sulla vita stipulata da Fenaroli sulla moglie. Tutto il piano delittuoso era stato studiato meticolosamente e con tanto di alibi sia per il killer che per il mandante, entrambi residenti a Milano. Era anche stato inscenato il furto di 400mila lire.

Il 27 luglio 1963 la Corte d'assise d'appello della Capitale confermava la sentenza di primo grado, dell'11 giugno 1961, con condanna all'ergastolo per Ghiani (che sarà graziato nel 1983) e Fenaroli (che morirà in cella nel 1975), più quella a 13 anni di reclusione per Carlo Inzolia, considerato un collaboratore. Il fatto di sangue sarà mediaticamente ritenuto il primo in grado di "appassionare" realmente gli italiani, anche grazie al lavoro giornalistico di Indro Montanelli che batterà su motivazioni più personali che economiche alla base della scelta delinquenziale di Fenaroli, e alla successiva inchiesta del cronista Antonio Padellaro, che poi verrà raccolta in un libro. Nel 1959 uscirà nelle sale cinematografiche il film di successo, del regista Dino Risi, Il vedovo, con Alberto Sordi e Franca Valeri, ispirato proprio al caso Fenaroli.