12 luglio

Oggi, ma nel 1928, a Bolzano, in piazza della Vittoria, in tedesco Siegesplatz, il sovrano sabaudo Vittorio Emanuele III inaugurava il monumento alla Vittoria della grande guerra, opera in marmo dell’architetto romano Marcello Piacentini, iniziata nel 1926, che veniva riconosciuta nel patrimonio nazionale tricolore e aveva particolare valore simbolico dopo l’annessione al regno d’Italia del Tirolo meridionale fino al Brennero, avvenuta il 10 ottobre 1920. La struttura (nella foto, particolare, un momento della cerimonia di taglio del nastro alla presenza del re), impreziosita dagli immancabili fasci littori dato il periodo, aveva come ornamento la scultura posta sul timpano “La vittoria sagittaria”, dell’artista Arturo Dazzi da Carrara. La costruzione inglobava il concetto della rimozione storica perché sorgeva a ridosso del fabbricato che era stato voluto dal governo di Vienna in memoria dei Kaiserjäger periti nella prima guerra mondiale. Cenotafio progettato da Karl Ernstberger e i cui lavori erano cominciati dopo la disfatta italica di Caporetto, conclusasi il 12 novembre 1917. Tra l’altro, in forma prodromica, erano stati tolti svariati elementi commemorativi fatti installare nel salotto buono cittadino dal borgomastro Julius Perathoner, in carica dal 1895, che da fiero Viennese propugnava al massimo la celebrazione del nazionalismo. La firma dell’armistizio di Villa Giusti, a Padova, era datata 3 novembre 1919 e la decisione di costruire il monumento bolzanino alla Vittoria era stata presa a Roma, nella riunione della Camera dei deputati del 10 febbraio 1926, in piena fase di consolidamento della presa di potere mussoliniana. Ma l’idea iniziale del figlio del fabbro di Predappio era stata più quella di celebrare l’irredentista Cesare Battisti, impiccato dagli austroungarici nel Castello del buon consiglio di Trento il 12 luglio 1916, che il trionfo sugli Asburgo. Il marmo era stato offerto, proprio pensando a Battisti, dagli industriali di Lucca e per la realizzazione era stata pure aperta la sottoscrizione che aveva raccolto 3 milioni di lire.