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12 Novembre

Oggi, ma nel 1900, a Torino, in via Po, veniva fondata l'Università popolare, la prima in Italia. A crearla erano il senatore a vita e anatomopatologo Pio Foà, classe 1848; il fisiologo Amedeo Herlitzka, del 1872, entrambi docenti dell'università del capoluogo savoiardo; soprattutto il ragioniere Donato Bachi, del 1866, di religione ebraica, massone della locale loggia Camillo Benso conte di Cavour, imprenditore della società torinese Nebiolo, che produceva caratteri tipografici, e fondatore dell'Istituto case popolari torinese.

La neonata creatura, volta a diffondere il sapere a tutti i ceti sociali, in linea con le idee socialiste di Bachi, considerato il più importante esponente del partito della principale città piemontese, aveva come sostenitori e quali collaboratori esponenti di spicco dell’associazionismo cittadino e dell’accademia torinese. Erano: Giuseppe Peano, Gaetano Mosca, Francesco Porro, Eugenio Baleno, Ido Terracini, Zino Zini, Achille Loria, Luigi Einaudi, Zaccaria Treves e Roberto Michels. L'Università popolare andrà avanti fino al 1930, quando la dittatura mussoliniana ne decreterà la obbligatoria trasformazione in Istituto di cultura fascista. I fondatori, con Bachi in testa, essendo di idee antifasciste e soprattutto ritenendo che la loro creatura dovesse conservare a tutti i costi la libertà di cultura ed il suo carattere apolitico ed apartitico d'origine, preferiranno sospendere ogni attività: per non consegnare l'Università popolare alle camicie nere.

Nel 1946, dopo il termine del secondo conflitto mondiale, alcuni sostenitori, ricordando l'opera svolta fin dall'avvio di secolo dall'Università popolare, pregheranno Bachi, unico superstite tra i fondatori, affinché ripristinasse la struttura amministrativa e quella destinata ad erogare le lezioni, per permettere ancora alla città della Mole di avere una istituzione in grado di provvedere alla formazione continua degli adulti di ogni ceto e credo. Bachi, anche se in età avanzata, accetterà la supplica e chiederà appoggio dal rettore dell'ateneo statale, Mario Allara, nominandolo presidente onorario dell'Università popolare. Allara metterà a disposizione della didattica rivolta al popolo i locali universitari di via Carlo Alberto 8-10, che già avevano ospitato la facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali. La sede rimarrà quella fino allo spostamento dell'ingresso in via Principe Amedeo 12, in Palazzo Campana, quello chiamato così in onore del nome di battaglia di Felice Cordero di Pamparato (nella foto, particolare della facciata con la targa commemorativa del partigiano, apposta dall'amministrazione municipale, il 20 aprile 2006), del 1919, medaglia d'oro della resistenza, impiccato dai gerarchi in orbace a Giaveno torinese, il 17 agosto 1944.

Scomparso Donato Bachi diverrà presidente suo figlio, l'avvocato Emilio Bachi, del 1907, che conserverà la carica presidenziale fino al 1989, quando gli subentrerà l'ortopedico Eugenio Boccardo, del 1941. Dieci anni dopo, nel 1999, verrà dato avvio alla pubblicazione della rivista di scienze sociali, "Storia politica società - Quaderni di scienze umane", che poi verrà trasformata in "Cahiers di scienze sociali", in collaborazione con l'ateneo genovese, che verrà inviata, gratuitamente, a 2mila destinatari, tra docenti universitari, facoltà dei vari atenei, biblioteche, centri studi, non solo nel Belpaese, ma anche all'estero. Il 14 Aprile 2006 l'associazione Università popolare si trasformerà in fondazione, poi in organizzazione non lucrativa, e, nel 2009, verrà anche costituita la casa editrice.

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