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13 Ottobre

Oggi, ma nel 1944, a Pellestrina, all'altezza dell'abitato di Ognissanti, nella laguna veneta, tre bombe sganciate da un caccia anglo-americano, che rimarrà non identificato, centravano e affondavano il piroscafo civile Giudecca (nella foto, prima che colasse a picco), di proprietà della Acnil, l'azienda pubblica di navigazione di linea, con 200 passeggeri a bordo, salpato da Chioggia e diretto a Venezia. Un ordigno colpiva la cabina, il secondo la prua e l'ultimo la sala macchine. Verranno recuperate 67 salme. Non sarà possibile stilare un elenco preciso dei morti perché non c'era una lista di nominativi degli imbarcati. Il relitto verrà recuperato l'anno successivo ancora con parte dei resti di passeggeri e marittimi intrappolati nelle lamiere contorte dalle schegge. L'attacco alleato fu dovuto alla presenza di 12 militari nazisti sull'imbarcazione: dopo l'accadimento, i loro corpi verranno prontamente requisiti dal comando tedesco di zona. Una quarta carica esplosiva distruggeva la barca da pesca della famiglia Nordio di Chioggia, che era vicina al piroscafo. A bordo c'erano il capofamiglia Angelo con la moglie Teresa Bellemo, la donna annegherà insieme alla figlia Giuseppina, e i figli Bruna, Alfredo, Michelangelo ed Elia, che riuscivano a mettersi in salvo. Tra i sopravvissuti del Giudecca, passerà tristemente alla storia la vicenda di Valeria Pagan di Chioggia, chiamata Rita, di 14 anni, già orfana di padre insieme agli altri 6 fratelli, che viaggiava insieme con la cugina Elsa Lanza, che finirà in acqua e pur non sapendo nuotare verrà salvata dal vestito nuovo, indossato per la agognata visita ai parenti a Venezia, che gonfiandosi la terrà a galla fino all'arrivo dei soccorritori. Nel punto della sciagura del Giudecca una targa commemorativa ricorderà l'estremo sacrificio di ennesime persone comuni, alcune delle quali salite al volo sul piroscafo per andare a sbrigare faccende quotidiane, travolte dalla furia della seconda guerra mondiale.

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