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14 APRILE

Oggi, ma nel 1998, a Savona, il malvivente Andrea Branca cadeva dalla finestra del terzo piano dell’edificio sede della questura, piombando su una volante della Squadra mobile. Morirà due giorni dopo, il 16 aprile, a 45 anni, nel reparto di rianimazione dell’ospedale San Martino di Genova, dopo un lungo intervento chirurgico alla testa.

Era stato sottoposto ad interrogatorio, durante il fermo di Polizia, in merito a due rapine, presumibilmente commesse a Genova, il 16 febbraio e il 24 marzo precedenti. I colpi sarebbero stati eseguiti dopo essere uscito di prigione, per aver scontato 18 anni, quale assassino di Rosario Arcidiacono, di 27 anni, titolare del night “Number one” di Celle Ligure, fatto fuori, a colpi di pistola, il 25 ottobre 1978, insieme al fratello Paolo, perché si era rifiutato di continuare a pagare loro il pizzo.

Per gli ipotetici nuovi addebiti, incluso un eventuale terzo assalto armato, messo a segno in un istituto di credito di Rimini, Branca (nella foto, particolare, la notizia del trapasso riportata nella prima pagina dell’edizione di Savona e provincia del quotidiano torinese “La Stampa”, del 16 aprile 1998, con la foto segnaletica di Branca e il palazzo della questura) era stato chiamato in causa da Massimiliano Pianalto, di 30 anni, presunto complice, decisosi a collaborare con la giustizia.

Gli investigatori stavano eseguendo gli accertamenti di rito, ma erano arrivati ad escludere il coinvolgimento del pregiudicato Branca anche nei nuovi reati. Comunque i poliziotti attendevano le disposizioni, che sarebbero dovute arrivare a stretto giro via fax, da parte del magistrato di turno. Tra le ipotesi legate alla controversa fine di Branca prenderà piede quella secondo la quale si sarebbe gettato tentando di raggiungere il terrazzino dell’ufficio del questore, posto al livello sottostante, per guadagnare poi la fuga. Secondo un’altra versione dei fatti sarebbe stato colto da crisi epilettica e sarebbe precipitato accidentalmente.

La vicenda, destinata a rimanere un giallo, riportava tristemente alla memoria il misterioso decesso del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli. Quest’ultimo aveva avuto sorte analoga, benché in contesto nettamente differente. Per Pinelli la caduta dalla finestra della questura di via Fatebenefratelli era avvenuta a Milano, il 16 dicembre 1969, nell’ambito degli accertamenti da parte delle forze dell’ordine sulla cosiddetta pista rossa sulla strage alla Banca nazionale dell’agricoltura di piazza Fontana, del 12 dicembre 1969.