TODAY

15 dicembre

15 Dicembre 2024

Oggi, ma nel 1978, a Torino, fuori dal carcere “Le nuove”, alle 5.40, un gruppo di fuoco delle brigate rosse uccideva le guardie di pubblica sicurezza Salvatore Lanza e Salvatore Porceddu mentre erano in servizio di vigilanza nel pulmino Fiat 850 in dotazione alla Questura del capoluogo piemontese. Erano posizionati all’incrocio tra via Pier Carlo Boggio e corso Vittorio Emanuele II, dove c’era una delle torrette d’avvistamento perimetrale dell’edificio progettato da Giuseppe Polani che, una volta dismesso dalla sua originaria funzione di reclusorio, nel 2009, diverrà museo (nella foto, particolare, la lapide commemorativa del fatto di sangue col picchetto d’onore durante una delle commemorazioni annuali promosse dall’amministrazione municipale e dalla Polizia di Stato).

L’agguato letale avveniva a colpi di mitra Beretta M12 calibro 9 Parabellum e di fucile a pompa caricato con cartucce di tipo Nato 7.62 da 308 Winchester. Ne nascerà un caso tra gli agenti, con tanto di risvolto sindacale ed indignazione dell’opinione pubblica, poiché il mezzo utilizzato per la ronda motorizzata non era blindato ed era stato sostituito, rispetto a quello schermato impiegato in precedenza, per risparmiare. Le vittime, che avevano anche lo stesso nome di battesimo, erano provenienti dalla parte insulare del Belpaese. Il primo malcapitato era siciliano, originario di Catania, ed era del 1957, quindi aveva 21 anni, il secondo era sardo, di Sini, in quel di Oristano, ed era coetaneo. Erano giovani e avevano rispettivamente due ed un anno di lavoro in Polizia alle spalle. I responsabili erano arrivati a bordo di una 128 della casa automobilistica torinese.

Erano, presumibilmente, i militanti Nadia Ponti, Vincenzo Acella, Raffaele Fiore, Piero Panciarelli e Vincenzo Acella. Prospero Gallinari, componente apicale dell’organizzazione terroristica di estrema sinistra col simbolo della stella a cinque punte, verrà considerato coinvolto quale mandante morale del duplice omicidio ed anche per ciò condannato all’ergastolo. Accadrà, il 24 gennaio 1983, nell’ambito della sentenza al processo per la strage di via Mario Fani a Roma, del 16 marzo di quel ‘78, durante il rapimento del leader democristiano Aldo Moro. La pioggia di piombo delle Br era costata la vita a cinque rappresentanti delle forze dell’ordine, due carabinieri, Oreste Leonardi e Domenico Ricci, e tre poliziotti, Francesco Zizzi, Giulio Rivera e Raffaele Iozzino.