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15 GIUGNO

Oggi, ma nel 2008, a Ugento, in provincia di Lecce, veniva assassinato, con 22 coltellate al torace, il consigliere comunale e provinciale dell’Italia dei valori Giuseppe “Peppino” Basile, di 61 anni.

Muratore nella vita di tutti i giorni prima dell’approdo nella politica nel Palazzo di città di Ugento e in quello della Provincia a Lecce, “figlio del popolo”, come amava farsi chiamare, Basile era divenuto un alfiere del partito fondato, a Sansepolcro, il 21 marzo 1998, dall’ex magistrato del pool milanese di “Mani pulite” Antonio Di Pietro.

Basile era impegnato nelle lotte contro le ingiustizie e le infiltrazioni malavitose da parte della Sacra corona unita salentina negli affari pubblici locali. Il delitto rimarrà senza un colpevole assicurato alla giustizia.

La notte dell’agguato mortale Basile (nella foto, particolare, il ritratto del malcapitato nella prima pagina dell’edizione di giugno 2010 del “Tacco d’Italia”, mensile del Salento diretto da Maria Luisa “Marilù” Mastrogiovanni, che molto cercherà, con articoli e con un libro, di tenere alta l’attenzione sul “sistema”, ovvero il presunto intreccio tra politica-affari-criminalità annidato dietro il fato di sangue) tornava nella sua abitazione, da solo, dalla cena nel ristorante Le Voilier, sulla spiaggia di Torre Pali, frazione di Salvi, dove era stato con l’amico Silvio Fersini, della frazione Gemini di Ugento, e con la donna che frequentava dopo la separazione dalla moglie, la vedova Quintina Greco, di Collepasso.

Il 24 novembre 2009 verranno arrestati Vittorio Colitti e il nipote Luigi Vittorio Colitti, vicini di casa di Basile, ma poi verranno assolti. Basile aveva esordito come candidato in consiglio comunale a Ugento nelle elezioni amministrative del 1998, ma non era stato eletto. Era entrato in consiglio provinciale nel giugno 2005 e in quello comunale nel maggio 2006.

La sua attività, come consigliere municipale d’opposizione, era soprattutto quella di tentare di ostacolare il malaffare. Spesso le sue iniziative e i modi veraci con i quali le portava avanti suscitavano scalpore. Lo snodo politico inerente la discarica di Burgesi verrà considerato uno degli elementi fondamentali legati alla eliminazione di Basile. Ma non mancheranno anche altre ipotetiche piste: da quella passionale a quella della pedofilia passando per quella collegata a frizioni con il vicinato.

L’intervento del parroco di Ugento, don Stefano Rocca, contro l’omertà diffusa cadrà nel vuoto. La vittima aveva già ricevuto minacce: una testa di cavallo mozzata depositata davanti all’uscio di casa.

La vicenda, che susciterà non poco clamore mediatico a livello nazionale, anche per le dichiarazioni rese da Di Pietro che spingerà magistrati e forze dell’ordine a cercare proprio nella politica le ragioni dell’esecuzione dell’amico Basile, verrà raccontata anche dal giornalista Giuseppe Puppo. Lo farà nel volume dal titolo eloquente, “Morte annunciata di un rompicoglioni: la tragica fine di Peppino Basile”, che verrà pubblicato da Quaderni del Bardo edizioni, di Sannicola di Lecce, nel 2021.