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15 marzo

Oggi, ma nel 1852, a Camugnano, in provincia di Bologna, si staccava la frana, da 24 ettari, dal Monte Vigese, che piombava sulla borgata di Rio, seppellendo 24 abitanti e 70 capi di bestiame. Solo una donna, in fin di vita, sarà estratta dalle macerie, ma non riuscirà a sopravvivere. Le case venivano spianate e per evitare ulteriori vittime, le autorità disponevano l’evacuazione di Mercatale.

L’intero podere dato in beneficio alla parrocchia di Vigo, altro borgo di Camugnano, veniva trascinato dalla furia dei detriti per due chilometri. Arrestava il suo moto contro il muraglione di cinta della chiesa della frazione Verzuno, a ridosso del torrente Limentra. I soccorsi non erano né immediati né agevoli, oltre che vani. L’evento non sarà un unicum, perché, il 9 giugno 1903, sempre a Camugnano, ma nella zona La Cavanella, la terra franerà nuovamente, uccidendo tre persone. Poi ancora si ripeterà il 28 gennaio 1950 e coinvolgerà la frazione Vigo (nella foto, particolare, quel che rimarrà di quei caseggiati, nello scatto realizzato da Luigi Fantini, di San Lazzaro di Savena, Archivio storico della fondazione Cassa di risparmio di Bologna, inventario Fant 1185). Le motivazioni, in tutti e tre i casi, erano e saranno legate alle forti precipitazioni che insistevano e batteranno su una zona ritenuta storicamente a forte dissesto idrogeologico.

Il Monte Vigese, di 1091 metri sul livello del mare, nell’Appennino bolognese, da tempi antichi assolveva l’importante funzione di spartiacque tra le valli dei fiumi Reno e Setta. Tutta la vicenda del primo sciagurato evento franoso, verrà raccontata nel volume di Salvatore Muzzi ed Errico Corgy, intitolato “La catastrofe del 15 marzo 1852 a Monte Vigese. Storica relazione corredata di pianta e veduta”, che verrà stampato dalla tipografia bolognese “San Tommaso d’Aquino”, nello stesso 1852.