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15 Novembre

Oggi, ma nel 1943, a Ferrara, davanti al muro di cinta del castello estense, venivano fucilati dai fascisti della repubblica sociale italiana 11 antifascisti locali: come rappresaglia all'omicidio di Igino Ghisellini, federale della Rsi ferrarese dal 21 settembre precedente. Ghisellini, veterinario e farmacista, plurimedagliato della grande guerra, era stato assassinato da ignoti, che rimarranno tali, a Castello d'Argile, in provincia di Bologna, il 13 novembre precedente. L'eccidio di Ferrara veniva ordinato direttamente dal segretario nazionale del partito fascista repubblicano, Alessandro Pavolini, inviando squadre di camice nere da Padova e da Verona, senza prima informare il comando nazista di zona. I morti erano: Emilio Arlotti, Pasquale Colagrande, Mario Hanau, Vittore Hanau, Giulio Piazzi, Ugo Teglio, Alberto Vita Finzi, Mario Zanatta, Girolamo Savonuzzi, Arturo Torboli e Cinzio Belletti. Quest'ultimo veniva fatto fuori in via Giovanni Boldini. Nel luogo della carneficina due lapidi (nella foto, una di quelle) ricorderanno il sacrificio estremo delle vittime. A compiere l'atto di vendetta repubblichino erano: Giovanni Battista Riggio, Enrico Vezzalini, Franz Pagliani, Arrigo Cavallazzi, Ciro Randi, Dumas Sogli, Gianfranco Vivarelli, Dario Diamare. Verranno condannati come responsabili, il 26 marzo 1948: Riggio a 30 anni di carcere, Cavallazzi a 24, Randi anche a 24, Diamare a 18, Vivarelli pure a 18, Sogli a 16. Nel 1960 l'episodio della fucilazione, considerato il primo atto di guerra civile avvenuto in Italia a ridosso del secondo conflitto mondiale, verrà raccontato dal regista Florestano Vancini nella sua pellicola d'esordio La lunga notte del '43.

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