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15 novembre

15 Novembre 2025

Oggi, ma nel 1932, a Sarzana, in provincia della Spezia, Cesare Serviatti, uccideva la cameriera Paola “Paolina” Gorietti, di 39 anni, adescata con un alettante annuncio matrimoniale sul giornale romano “Il Messaggero”, la derubava di 10mila lire e la faceva a pezzi sistemando le varie parti in tre valigie. Due, una contenente il tronco e la testa, e l’altra, riempita con la parte superiore delle gambe, verranno scoperte, incustodite, il giorno successivo, 16 novembre, alla stazione ferroviaria di Napoli centrale. A notarle sarà un anonimo facchino che ispezionerà il treno proveniente da Torino Porta nuova. Il giorno dopo, 17 novembre, nello scalo capitolino di Termini, verrà recuperato anche l’altro bagaglio. Si presenterà abbandonato con dentro le altre parti della vittima: mani, avambracci ed estremità inferiori. Quando verrà arrestato, il 14 dicembre di quel 1932, Serviatti, di 52 anni, originario di Subiaco, in provincia di Roma, ex infermiere e già macellaio, pregiudicato per furto e rapina, confesserà anche altri due omicidi. Ovvero quello di Pasqua Bartolini Tiraboschi, il primo, in senso cronologico, e di Bice Margarucci, il secondo. La prima malcapitata, con la quale Serviatti aveva gestito una piccola pensione, era stata fatta fuori nell’appartamento di via Genova, a La Spezia, dove abitava, e il corpo senza vita, dopo essere stato sezionato, era stato scaraventato nel pozzo nero della casa. Il cadavere della seconda, invece, era stato ripescato, decapitato, tra Santa Marinella e Ostia, sul litorale laziale, il 3 novembre 1930. Lo aveva gettato, il giorno precedente, sempre dentro una valigia, dal Ponte Garibaldi sul Tevere, nella Città eterna, e la corrente aveva fatto il resto del lavoro. Verosimilmente il serial killer ante litteram, che millantava offerte di nozze quando era già sposato, aveva colpito anche altre donne, fino a sette complessivamente, ma lo negherà. E agli esponenti delle forze dell’ordine e della magistratura non sarà possibile fare luce sugli eventuali ulteriori ammazzamenti. Il 14 luglio 1933 a La Spezia, inizierà il processo contro Serviatti. Il 13 ottobre 1933, in località Ghiara vecchia di Sarzana, verrà eseguita la sentenza di condanna alla pena capitale mediante fucilazione alla schiena dal drappello composto da 22 agenti di Pubblica sicurezza. Le “black praline”, letteralmente gli assaggi di paura, legate a Serviatti destavano enorme clamore mediatico (nella foto, particolare, la notizia della scarica di piombo di Stato riportata sul quotidiano torinese “La Stampa”, del 14 ottobre 1933). La vicenda -che Fulvio Andreoni, decano dei giornalisti spezzini, racconterà nelle 112 pagine del volume intitolato “Il caso Serviatti: l’uomo che uccise tre donne e le mise in valigia”, pubblicato da Edizioni Cinque terre, di Livorno, nel 2014- rimarrà una delle più caratteristiche della storia della cronaca nera del Belpaese. Dato il periodo, connotato dal regime mussoliniano, Serviatti verrà definito, oltre che “Landrù del Tevere”, anche “Il femminicida del Ventennio”.