Pallanuoto: il ct Campagna taglia il capitano Di Fulvio

Il pescarese, nonostante sia il miglior giocatore al mondo, è fuori dalla Nazionale: «Nessun repulisti, ma il 2026 sarà un anno di maggiore apertura ai giovani», la giustificazione dell’allenatore
PESCARA. Esiste un commissario tecnico che rinuncia al miglior giocatore al mondo? Sì, si chiama Alessandro Campagna, 62 anni, di Siracusa, dal 2009 alla guida del Settebello. Dopo i mondiali di Singapore - una delusione - ha deciso di tagliare alcuni cosiddetti senatori tra cui Francesco Di Fulvio, attaccante della Pro Recco, 32 anni, pescarese. All’orizzonte ci sono gli Europei del gennaio 2026 e il ct ha fatto delle convocazioni per uno stage al centro federale di Ostia, dal 23 al 26 novembre. Premessa: nessun appannamento di forma, nessuna rinuncia da parte di Di Fulvio in vasca con la Pro Recco anche in Champions. Scelta del ct, nemmeno concordata. Di Fulvio ha appreso della mancata convocazione da un compagno di squadra che ha, invece, ricevuto la lettera. Lui no.
«Nessun repulisti, ma il 2026 sarà un anno di maggiore apertura ai giovani», ha detto Sandro Campagna che ha lasciato a casa anche il portiere Nicosia, Nicholas Presciutti, Velotto e Cannella. Campagna tra i pali ha richiamato Del Lungo, al posto di Nicosia. Lo stesso Del Lungo che era stato accantonato prima dei Mondiali a beneficio di Nicosia. Ora il ct fa un passo indietro. Cambia anche il secondo di Campagna. Di Amedeo Pomilio fatto fuori dopo le Olimpiadi si sa, poi è toccato a Christian Presciutti, ora a tale Maurizio Mirarchi. Non pago di queste decisioni Campagna ha aggiunto una frase destinata a lasciare il segno: «Al Settebello serve maggiore moralità». La nazionale di pallanuoto è diventata una polveriera dall’agosto del 2024, dall’eliminazione contestata a opera dell’Ungheria.
Proteste, lettera di scusa, epurazioni, tradimenti, squalifica, multa, riappacificazione fino all’amichevole della pace Italia-Ungheria come se il problema fossero i magiari e non una federazione internazionale dai comportamenti discutibili a cui sono legati il presidente Fin Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera, e l’ex presidente del Coni Gianni Malagò. Fino ai Mondiali dell’estate scorsa: un flop senza se e senza ma. Al termine del quale gran parte della squadra chiede al commissario tecnico Campagna di farsi da parte, perché non riesce a trasmettere più niente al Settebello. Il ct dalla sua ha il contratto. Il presidente Barelli senza dimissioni non può muoversi, perché non ha un bilancio tale da permettersi un altro allenatore a bustapaga. E poi - detto francamente - a Barelli interessa il nuoto. La pallanuoto maschile vale una medaglia in termini olimpici e di finanziamento alla federazione. Barelli sa del malcontento della squadra.
Campagna viene chiamato a rapporto, ma dalla sua ha il contratto e le vittorie del passato. E, soprattutto, una gestione della pallanuoto pressoché personale. Non molla. All’esterno filtra quello che lui vuole anche perché è un abile comunicatore. E allora come uscirne? Ufficialmente, avviando un ricambio generazionale. «Abbiamo di fronte una cinquantina di partite per plasmare e consolidare la squadra che affronterà il biennio 2027-2028 con le aspirazioni di conquistare medaglie ai Mondiali di Budapest e alle Olimpiadi», ha dichiarato Campagna. «Il progetto è ben identificato; poi le prestazioni dei singoli in convocazione e no saranno valutate per apportare integrazioni e modifiche. Mi aspetto piena partecipazione, entusiasmo e spirito di coesione: caratteristiche che in passato ci hanno consentito di vincere Mondiali, medaglie olimpiche e partite sulla carta proibitive». Il nuovo progetto però parte senza il capitano, Francesco Di Fulvio, ovvero da colui il quale dovrebbe fare da chioccia, anche perché è unanimemente ritenuto il miglior giocatore al mondo.
Carattere mite, mai una polemica. Mai una parola fuori posto. Il giocatore che tutti gli allenatori vorrebbero avere. In questi giorni viene pressato da tutti affinché parli. Affinché racconti quanto accaduto. Lui no, ha fatto sapere di voler parlare prima con Sandro Campagna. Fuori dalla Nazionale senza nemmeno una telefonata. Senza nemmeno un confronto per stabilire una strategia comunicativa per sancire un divorzio traumatico. Sui social il mondo della pallanuoto è in rivolta contro Campagna. Un plebiscito a favore di Francesco Di Fulvio e degli altri epurati. Ma il ct “amministra” anche la comunicazione della pallanuoto e la mancata convocazione di Di Fulvio finisce per diventare una cosa normale. Come se nel calcio la Francia lasciasse a casa Mbappè o l’Argentina, alla vigilia di Qatar 2022, non avesse convocato Messi. Mah…
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