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16 DICEMBRE

Oggi, ma nel 1857, a Montemurro, in provincia di Potenza, alle 22.15, si verificava il terremoto più distruttivo osservato nel Belpaese fino ad allora: il sisma della Basilicata, che era parte del Regno delle due Sicilie, dell’XI grado della scala Mercalli, da 9257 vittime e 1359 feriti. I danni ammontavano a 137.577 ducati del tempo.

La terra tremava soprattutto in Val d’Angri, compresa tra i monti Sirino e Volturino, e particolarmente nella zona alta. L’abitato nel quale veniva registrato l’epicentro, a 723 metri sul livello del mare, era raso al suolo e morivano 4mila dei 7.500 abitanti. Quel mercoledì nero sconvolgeva anche i piani del Comitato antiborbonico, che era guidato dal montemurrese Giacinto Albini, rimasto sotto i ruderi della dimora baronale Netti per 24 ore.

In quel delicato contesto politico il terremoto veniva intrepretato persino quale sorta di punizione divina per aver osato tanto contro i regnanti. Albini, fautore dell’unificazione nazionale, che sarà l’artefice dell’insurrezione lucana del 16 agosto 1860, sarà costretto a spostare la sede nella limitrofa Corleto Perticara. Della catastrofe generata dallo smottamento tellurico -che al tempo era ritenuto dagli esperti il terzo più grave d’Europa, e che in realtà risulterà essere stato generato da due scosse distinte, stando al parere di Leopoldo Del Re, direttore dell’Osservatorio astronomico di Napoli- si occuperà anche il romanziere inglese Charles Dickens.

Ne scriverà nella rivista “Household Words”, da lui diretta, nell’articolo, del 29 maggio 1858, intitolato “Earthquake experiences”. Pezzo che contribuirà non poco a svelare, a livello internazionale, le carenze del Meridione di quello che, il 17 marzo 1861, diverrà il regno d’Italia.

Agevolerà il fiorire di iniziative di supporto agli sfollati. Anche perché, ancora tre mesi dopo i crolli, i cadaveri in decomposizione, nonostante l’inverno particolarmente rigido, saranno non solo non ancora stati seppelliti, ma anche lasciati intrappolati tra le macerie. Ciò a causa del mancato intervento del governo borbonico, che faceva capo al re bomba Ferdinando II, ormai alla deriva, che morirà il 22 maggio 1859 lasciando il trono al successore Franceschiello. Anche se pure in quell’anno, la situazione del post-sciagura non migliorerà.

Ma la calamità naturale lucana porterà anche alla nascita della moderna sismologia. Sarà dettata dal bisogno di conoscere la conformazione del suolo e dal comprendere la spiegazione fisica del devastante fenomeno. L’irlandese Robert Mallet, ingegnere e presidente della Irish Geological Society di Dublino, col sostegno della Royal Society di Londra, partirà per la capitale partenopea, il 27 gennaio 1858, intenzionato a studiare il comprensorio martoriato. Quando sbarcherà all’ombra del Vesuvio, vedrà le impressionanti immagini (nella foto, particolare, uno degli scatti, i resti della chiesa di Santa Maria del soccorso, annessa al cimitero) frutto del pioneristico lavoro del fotografo francese Alphonse Bernoud che di fatto aveva realizzato il primo reportage di un terremoto.