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16 Febbraio

Oggi, ma nel 1952, a Oslo, in Norvegia, Zeno Colò (nella foto, in azione nella libera olimpica), classe 1920, toscano originario di Cutigliano dell'Abetone, in provincia di Pistoia, vinceva l'oro olimpico nella discesa libera di sci alpino, scendendo, con il pettorale numero 5, in 2'30"8. L'azzurro, considerato uno degli sciatori italiani più forti di tutti i tempi  (aveva debuttato in una competizione olimpica nell'edizione svizzera del 1948 di Sankt Moritz, venendo eliminato per una caduta),  rimarrà l'unico atleta maschile tricolore ad aver agguantato la medaglia più pregiata a cinque cerchi di specialità. Al femminile il suo primato verrà eguagliato da Sofia Goggia, bergamasca del 1992, a Pyeongchang, in Corea del sud, il 21 Febbraio 2018.

Colò, che era entrato a far parte della squadra nazionale a 15 anni, un anno dopo aver cominciato a sciare, era già primatista di velocità sul chilometro lanciato. Il suo record, di 159, 291 chilometri all'ora, stabilito sul Plateau Rosà di Cervinia, in quel di Aosta, dopo aver battuto il precedente risultato di Leo Gasperi, di 136 km/h, che durava da 13 anni, dal 1947 reggerà per 17 anni. La carriera agonistica internazionale terminerà di fatto con la squalifica inflittagli dalla Federazione italiana sport invernali nel 1954 per aver prestato il suo nome e cognome alla pubblicità di un paio di scarponi e una giacca a vento, decretando il passaggio automatico dal dilettantismo al professionismo. Il provvedimento disciplinare verrà revocato dalla Fisi nel 1989. Colò che aveva confessato come una sigaretta, fumata prima della discesa olimpica da oro, gli avesse dato quella spinta in più necessaria per salire sul gradino più alto del podio, morirà, il 12 maggio 1993, per tumore ai polmoni causato proprio dal fumo.

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