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17 Dicembre

Oggi, ma nel 1979, a Roma, in piazza Dalmazia, veniva ucciso da Antonio Mariani e Giuseppe Valerio Fioravanti, per errore, Antonio Leandri (nella foto), geometra di 24 anni, estraneo alla lotta politica, che mentre stava andando ad incontrare la fidanzata dopo il lavoro veniva scambiato per l'avvocato Giorgio Arcangeli. Legale che era ritenuto reo di aver denunciato e fatto arrestare, il 13 febbraio 1977, il terrorista neofascista Pierluigi Concutelli quale autore, il 10 luglio 1976, dell'omicidio del giudice Vittorio Occorso. Quest'ultimo era il magistrato che, nella Capitale, aveva seguito per primo la fase iniziale del processo ai presunti responsabili della strage di piazza Fontana, avvenuta a Milano, nella Banca nazionale dell'agricoltura, il 12 dicembre 1969. Arcangeli aveva un passato di militanza nera, a metà tra Avanguardia nazionale e Ordine nuovo, ma soprattutto era ritenuto il tramite tra la banda di Renato Vallanzasca e il gruppo neofascista di Concutelli. L'agguato, costato la vita a Leandri, che gli assassini non avevano mai visto in faccia, come non conoscevano fisicamente neanche Arcangeli, ma erano stati confusi solo per il loden verde e la stempiatura, era stato organizzato nella riunione tenuta, nello stesso giorno, in casa di Paolo Signorelli, dal gruppo congiunto di militanti neofascisti appartenenti a Terza posizione e ai Nuclei armati rivoluzionari, alla presenza di Fioravanti, Sergio Calore, Antonio D'Inzillo, Mariani e Antonio Proietti. Il colpo di grazia a Leandri veniva sparato da Giusva Fioravanti con la sua pistola Browning Hp, 9 millimetri del 1935. Calore, Mariani, D'Inzillo e Proietti, verranno arrestati subito dopo la sparatoria. Fioravanti -la cui carriera criminale verrà universalmente conosciuta per il ruolo di presunto responsabile nella strage dinamitarda alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980-, invece, riuscirà a fuggire. Al processo di primo grado, Signorelli, Fioravanti, Mariani e Calore verranno condannati all'ergastolo e Proietti a 21 anni di cella. Ma in appello, il 21 maggio 1985, verrà confermata la condanna a vita per Fioravanti, mentre diverrà di 30 anni di reclusione quella di Mariani, e di 15 quelle di Proietti e di Calore. Signorelli, invece, grazie alla deposizione di Calore, quale collaboratore di giustizia, verrà assolto per non aver commesso il fatto. Sentenze che poi diverranno definitive.

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