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17 DICEMBRE

Oggi, ma nel 1860, a Torino, a firma del sovrano sabaudo Vittorio Emanuele II, veniva promulgata la legge elettorale 17 dicembre 1860 numero 4513 del regno di Sardegna che sarà poi utilizzata per le elezioni del regno d’Italia, dal 1861 al 1880, e sarà abrogata nel 1882, lasciando spazio alla legge elettorale voluta dal ministro di Grazia e giustizia Giuseppe Zanardelli, che verrà utilizzata per il voto del 29 ottobre e 5 novembre di quell’anno, in vista della XV legislatura. Che tuttavia creerà instabilità nelle maggioranze.

L’innovazione del 1860 serviva per riformare il sistema di consultazione con le urne in uso nel regno di Sardegna, dopo le annessioni attuate dalla spedizione garibaldina dei Mille. Era un sistema maggioritario a doppio turno. Al secondo accedevano i candidati che al primo avessero ottenuto il maggior numero di preferenze. Erano previsti collegi uninominali.

Il suffragio era solo maschile e il diritto di voto era per censo: era consentito ai cittadini che avessero compiuto 25 anni d’età, che pagassero almeno 40 lire di tasse l’anno, che fossero in grado di dimostrare di saper leggere e scrivere. Ovvero appena il 2 per cento degli italiani. I seggi elettorali verranno allestiti per il 27 gennaio 1861, al primo turno, e per il 3 febbraio successivo come ballottaggio.

L’affluenza sarà del 57,2 per cento degli aventi diritto, che erano 418.696 persone su 22milioni di abitanti, ovvero 239.583. Porteranno al potere (nella foto, particolare, il parlamento Subalpino, previsto dallo Statuto Albertino, istituito il 4 marzo 1848, poi rinominato parlamento del regno d’Italia dal 17 marzo 1861 -in funzione fino al 1864 quando la sede verrà trasferita nel Palazzo della Signoria di Firenze- situato all’interno del torinese Palazzo Carignano, che poi verrà inglobato nel Museo del Risorgimento.

Il Senato, invece, era a Palazzo Madama, sempre nella capitale sabauda, dall’8 maggio 1848 al 9 dicembre 1864) la Destra storica, con 342 seggi su 443 per 59 province, con Camillo Benso conte di Cavour quale leader. In contrapposizione alla Sinistra storica, che potrà contare su 62 seggi, guidata da Urbano Rattazzi. Che sarà seguita dalla estrema sinistra, con 14 seggi, di Giuseppe Mazzini.

Con la legge elettorale del 1882, invece, ci saranno i collegi plurinominali, il suffragio rimarrà sempre solo maschile, ma l’età minima per avere diritto di voto sarà abbassata a 21 anni e il censo scenderà a 19,8 lire di tasse annue pagate. Questo porterà i votanti a 2milioni. E scalzerà la Destra storica, che otterrà 144 seggi su 508, in luogo della Sinistra storica, che ne avrà 331 su 508.