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17 Febbraio

Oggi, ma nel 1981, a Milano, in via Don Carlo Gnocchi, il gruppo di fuoco capeggiato da Samuele Zellino, della colonna cittadina Walter Alasia delle Brigate rosse, brigata Fabrizio Pelli, uccideva, a colpi di fucile a canne mozze caricato a pallettoni, colpendolo al volto, il medico Luigi Marangoni, direttore sanitario dell'ospedale maggiore milanese dal 1975. La vittima (nella foto, insieme ai figli Francesca, di 17 anni, studentessa del liceo classico, e Matteo, di 15, iscritto al liceo scientifico), originaria di Pavia, classe 1937, sposata con Vanna Bertelè, già vice direttore sanitario dell'ospedale dal 1969, precedentemente ispettore sanitario nello stesso complesso, dal 1963, era stata indicata come persona da eliminare, perché nemica della lotta armata rivoluzionaria, al killer dall'infermiera Ettorina Zaccheo. Il dottore era reo di aver denunciato alla magistratura alcuni sabotaggi della banca del sangue, interna alla struttura da lui diretta, operati nei giorni precedenti da personale paramedico simpatizzante delle Br. La mattina dell'agguato mortale Marangoni stava andando al lavoro a bordo della sua Alfa sud di colore grigio. Aveva già ricevuto minacce, ma aveva rifiutato la scorta non volendo che fossero degli agenti a morire insieme a lui. L'omicidio veniva rivendicato in giornata, con una telefonata dei terroristi rossi alla redazione centrale del Corriere d'informazione. Il commando omicida era composto da Michele Galli, Nicolò De Maria e il già menzionato Zellino. Verranno catturati e assicurati alla giustizia. A partire dal giorno seguente il delitto, il Consiglio comunale meneghino delibererà l'intitolazione della targa commemorativa da posizionare nel luogo dell'attacco.

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