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17 luglio

Oggi, ma nel 1960, a Parigi, Gastone Nencini, ciclista della squadra Carpano, soprannominato Il leone del Mugello, al termine di 4.173 chilometri, affrontati dal 26 giugno, con partenza da Lilla, per 21 tappe, vinceva il Tour de France (nella foto, in maglia gialla, proprio al Tour '60), con 5 minuti di vantaggio sul connazionale Graziano Battistini, della Legnano, società sportiva nella quale Nencini aveva militato nella stagione 1953-1954.

Era il quarto italiano ad aggiudicarsi la gara a tappe transalpina, ritenuta tra le più prestigiose del mondo, dopo: Ottavio Bottecchia, nel 1924 e nel 1925; Gino Bartali, nel 1938 e nel 1948; Fausto Coppi, nel 1949 e 1952 aggiudicandosi in quegli anni l'accoppiata Giro-Tour. E Nencini trionfava prima del successo di Felice Gimondi, nel 1965; di Marco Pantani, nel 1998, centrando anche lui in quell'anno la doppietta Giro-Tour; di Vincenzo Nibali, nel 2014. Nencini, originario di Bilancino, frazione di Barberino di Mugello, in provincia di Firenze, classe 1930, tecnicamente passista-scalatore, ma fortissimo in discesa, professionista dal 1953-1954, aveva fatto suo il Giro del 1957. Era uno degli ultimi atleti a pedali del trapasso tra il ciclismo eroico fatto di polvere e sudore e quello ritenuto moderno, pompato dall'arrivo dei grandi sponsor e del doping. Nel 1952, ancora da dilettante, aveva tagliato per primo il traguardo del Trofeo Matteotti di Pescara. Il 1960 di Nencini era un anno di furore: dopo essersi piazzato secondo al Giro aveva strappato il Tour, aveva conosciuto la donna della sua vita e aveva anche avuto da lei un figlio, Giovanni, ma questo aveva causato non pochi problemi essendo lui già sposato e la signora anche. E tale situazione pesava molto nell'Italia bigotta e conformista, nella quale persino il Papa Pio XII era intervenuto, solo cinque anni prima, a stigmatizzare pubblicamente l'unione extraconiugale, reputata immorale, tra il campionissimo Fausto Coppi e la Dama bianca Giulia Occhini, che era anche finita in carcere perché l'adulterio e l'abbandono del tetto coniugale erano reati nel Belpaese pre-divorzio.

Ma Gastone e Maria Pia non si scoraggeranno, come racconterà lo stesso Giovanni Nencini, appunto il figlio del peccato, nel volume intitolato "Sulla cresta dell'onda. Gastone Nencini e quel 1960", pubblicato dall'editore fiorentino Sarnus, nel 2020. Gastone Nencini si ritirerà dall'agonismo nel 1965, ufficialmente per dedicarsi alla carriera da allenatore, ma sarà attivo solo come commissario tecnico del team Max Mayer, tra il 1967-1969. Morirà di cancro, a 49 anni, nel 1980. Il 29 agosto 2020, a Firenze, città nella quale aveva vissuto per sei anni, in via Ambrogio Traversari, nel quartiere Gavinana, l'amministrazione municipale intitolerà una piazza alla sua memoria, situata nella parte terminale di viale Donato Giannotti, all’incrocio con via di Ripoli.