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18 gennaio

Oggi, ma nel 1954, a Roma, il presidente della Repubblica Luigi Einaudi chiamava il segretario nazionale della Democrazia cristiana Amintore Fanfani incaricandolo di formare il suo primo governo (nella foto, particolare, l’esecutivo al Quirinale, il 19 gennaio 1954, con al centro dello scatto, proveniente dall’archivio storico della presidenza della Repubblica, il capo dello Stato) al posto di Giuseppe Pella, altro esponente scudocrociato.

Il 5 gennaio precedente Pella si era dimesso poiché in contrasto col suo partito, che era contrario al rimpasto di governo per la nomina di Salvatore Aldisio come ministro dell’Agricoltura al posto di Rocco Salomone. Il primo governo Fanfani entrerà in carica il giorno dopo la convocazione al Colle e durerà fino al 30 gennaio successivo. Cadrà per l’opposizione di quelli indicati in gergo politichese come franchi tiratori. Cioè non avrà la fiducia alla Camera dei deputati, raccogliendo 260 voti favorevoli, 303 contrari e 12 astenuti, su 563 presenti. Il Fanfani I sarà il più breve governo della storia repubblicana. Il 10 febbraio successivo giurerà Mario Scelba, sempre della Balena bianca, come presidente del Consiglio dei ministri, e resisterà fino al 6 luglio 1955. Il primato di brevità in assoluto, nel panorama politico tricolore spettava tuttavia al primo governo presieduto da Tommaso Tittoni, rappresentante della sinistra storica, in quel ruolo dal 16 al 25 marzo 1905, durante il regno d’Italia.

La squadra di base che affiancava Fanfani, originario di Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo, classe 1908, nella sua prima e fugace esperienza da presidente del Consiglio dei ministri era monocolore Dc. Era composta da: Attilio Piccioni, agli Affari esteri; Giulio Andreotti, agli Interni; Ezio Vanoni, al Bilancio; Adone Zoli, alle Finanze; Silvio Gava, al Tesoro; Michele De Pietro, al ministero di Grazia e giustizia; Paolo Emilio Taviani, alla Difesa; Salvatore Aldisio, all’Industria e commercio; Giordano Dell’Amore, al Commercio con l’estero; Giuseppe Medici, all’Agricoltura e foreste; Umberto Merlin, ai Lavori pubblici; Luigi Gui, al Lavoro e previdenza sociale; Bernardo Mattarella, ai Trasporti; Fernando Tambroni, alla Marina mercantile; Gennaro Cassiani, alle Poste e telecomunicazioni; Egidio Tosato, alla Pubblica istruzione. Nello stesso 18 gennaio di quel 1954, a Torino, al teatro Vittorio Alfieri, il leader socialista Pietro Nenni, garantiva l’appoggio esterno a Fanfani senza tuttavia voler entrare nella maggioranza.