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19 Settembre

Oggi, ma nel 1936, a Forlì, Benito Mussolini, Achille Starace e Amedeo d'Aosta, in rappresentanza, rispettivamente, del governo littorio, del partito nazionale fascista e della casa reale sabauda, inauguravano l'aeroporto militare Luigi Ridolfi. La struttura, che sarà la principale per uso non civile del territorio nazionale, si trovava tra i quartieri Ronco e Busecchio e la frazione Carpena, a 5 chilometri di distanza dal centro cittadino e a 78 da Bologna, snodo politico, commerciale e culturale principale. La pista era lunga 2450 metri ed era posta a 29 metri sul livello del mare. I lavori di realizzazione erano cominciati nel 1934. Ridolfi, forlivese della frazione Pievequinta, classe 1894, era stato un tenente pilota del regio esercito, medaglia d'argento al valore militare della grande guerra, istruttore di volo su aerei Caproni di Predappio di Gabriele d'Annunzio, considerato tra i pionieri dell'aviazione civile del Belpaese. Era morto, insieme a 15 passeggeri, il 2 agosto 1919, precipitando sul cielo di Verona, su Caproni Ca 48, per cedimento strutturale del mezzo che conduceva. Lo scalo neonato (nella foto, particolare della prima pagina del quotidiano torinese Gazzetta del popolo del 18 settembre 1936 con l'annuncio del taglio del nastro previsto per il giorno successivo) verrà utilizzato anche come base di prova dei Caproni Ca 164 e Ca 603 e come quartier generale del 30° stormo equipaggiato con Savoia Marchetti 81. La estrema fascistizzazione dell'aeroporto, dovuta anche alla geo-localizzazione rispetto alla terra natia del Duce, porterà inizialmente lustro, ma poi decreterà la parabola discendente della pista. Dall'1 gennaio 1957 verrà aperto anche al traffico commerciale. Dal 29 marzo 2013, invece, resterà operativo solo per la scuola di volo e per decolli e atterraggi privati, cedendo il resto delle attività principali al capoluogo emiliano-romagnolo.

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