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19 SETTEMBRE

Oggi, ma nel 1979, a Maltignano, frazione di Cascia, in provincia di Perugia, alle 23.36, si verificava il terremoto del IX grado della scala Mercalli che colpiva la Valnerina, area posta sul versante occidentale dei monti Sibillini, ritenuta la zona più povera dell’Umbria.

Le vittime erano 5, i feriti gravi 100, i senzatetto 7mila. Si conteranno danni per 150 miliardi di lire. Gli edifici rasi al suolo erano 5mila (nella foto, particolare, due abitanti intenti a camminare tra le macerie cercando di mettere in salvo i propri averi, nello scatto di Enrico Valentini), pari al 50 per cento delle costruzioni civili.

Tra i fabbricati crollati vi era anche il santuario della Madonna della neve, situato nella valle di Castel Santa Maria di Cascia, dalla caratteristica pianta ottagonale, risalente al 1565, ispirato al progetto di Donato di Angelo di Pascuccio, detto “Bramante”, tra i più importanti architetti del rinascimento tricolore. Ai danni riportati dall’edificio di culto particolarmente importante per la comunità locale, si aggiungeranno quelli che verranno provocati dalla scossa tellurica del 30 ottobre 2016 che infieriranno ulteriormente sui ruderi.

Quello che passerà alla storia come il sisma di Norcia del 19 settembre 1979, benché l’epicentro fosse in realtà a 8 chilometri a sud da Norcia, interessava soprattutto gli abitati di Civita, Chiavano, Castel Santa Maria, San Marco di Norcia, Trimezzo di Città Reale, in provincia di Rieti. Ma erano interessati anche i centri di Leonessa e Accumoli, in quel di Rieti, di Visso, in quel di Macerata, di Sellano e Poggiodomo, in quel di Perugia.

La terra tremava anche in Abruzzo, pur non comportando pericolo. A Roma subivano lesioni il Colosseo, l’Arco di Costantino, la colonna Antonina. A Centocelle, a Trastevere e a Pietralata, saltavano le tubature superficiali del gas e gli impianti di illuminazione. Gli scali aerei di Fiumicino e di Ciampino venivano chiusi a livello precauzionale.

Il comprensorio colpito, di Norcia e della Valnerina -già interessato da terremoti nel passato, come quello del 12 maggio 1730, con 200 decessi- era montano, distante dalle principali vie di comunicazione, peculiarità che causeranno problemi e ritardi ai soccorritori. Il 21 settembre successivo, a Cascia, per le conseguenze delle difficoltà, come l’aver dovuto trascorrere tre notti all’addiaccio, e per la completa mancanza dei beni di prima necessità, una donna morirà d’infarto. Anche se la sua scomparsa terrena non verrà conteggiata nel numero ufficiale dei periti a causa del terremoto.