2 dicembre

Oggi, ma nel 1942, nel Canale di Sicilia, nel Mar Mediterraneo, all’altezza del banco di Skerki, in acque internazionali, sulla “rotta della morte” per le navi dell’Asse, nel contesto del secondo conflitto mondiale combattuto dalla flotta italo-germanica contro quella anglo-americana, perivano 2.200 italiani: colpiti da siluri e cannonate inglesi. Dei 1.776 componenti delle forze armate trasportati i superstiti furono 239. Tra le vittime di "Scherchi", a ridosso della formazione rocciosa risalente da 200 metri di profondità a 30 centimetri dalla superficie dell’acqua, 200 erano componenti degli equipaggi civili che erano stati “militarizzati” per l’operazione. La squadra d’attacco britannica “Forza Q”, che annoverava i tre incrociatori leggeri “Aurora”, quale nave ammiraglia, “Argonaut”, “Sirius”, più i due cacciatorpediniere “Quentin” e “Quiberon”, era salpata da Bona, in Algeria ed era comandata da Cecil Harcourt. Che sarà governatore militare di Hong Kong dall’inizio di settembre 1945 alla fine di giugno 1946 e verrà soprannominato dai locali “Ha Kok”. Le ostilità cominciavano 37 minuti dopo mezzanotte. La formazione Uk attaccava, colpiva e affondava il convoglio “H”, composto da piroscafi civili del Belpaese convertiti al trasporto militare di soldati, di munizioni e di rifornimenti destinati al teatro di guerra di terra dell’Africa settentrionale. Erano le navi “Aventino”, “Aspromonte”, “Puccini”, con in più KT-1 battente bandiera germanica. Sequela di motonavi protetta da cinque mezzi della regia Marina militare italiana. Due torpediniere d’appoggio: “Clio” e “Procione”. E tre cacciatorpediniere: “Nicoloso da Recco” (nella foto, particolare, la vista dalla prora, in livrea “zebrata” con mimetismo Dazzie da combattimento, con la linea di fila adottata come unità di scorta rispetto al già menzionato convoglio “H”), agli ordini del capitano di vascello Aldo Cocchia; “Camicia nera”, del capitano di fregata Adriano Foscari; “Folgore”, del capitano di corvetta Ener Bettica. Quest’ultimo, originario di Castagnole delle Lanze, in provincia di Asti, di 35 anni, entrato in servizio nel 1927 come allievo dell’Accademia navale di Livorno, s’inabissava volontariamente con la “sua” nave, pesantemente danneggiata dalle bordate dell’artiglieria della Royal Navy, dopo aver messo in salvo l’equipaggio scampato alla mattanza. Per l’estremo sacrificio verrà insignito della medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Tutta la vicenda verrà raccontata dal già nominato comandante in capo Cocchia. Napoletano classe 1900, sarà anche lui decorato del riconoscimento aureo al valor militare per la sagacia mostrata nell’azione del 2 dicembre 1942. Ne scriverà nel volume “Convogli: un marinaio in guerra 1940-1942”, che sarà pubblicato dalla casa editrice partenopea Pellerano-Del Gaudio nel 1950 e ristampato dall’editore milanese Mursia nel 2004.

